la battaglia per Assuan climate fiction - guerre del cambiamento climatico | Page 20
sud, con blindi e tank egiz iani che erano a distanza. Il cammino era
interminabile, il campo umanitario sarebbe stato allestito in pieno
deserto, questo per evitare che i rivoltosi in futuro avessero tentato
la fuga o perpetrato altri attacchi al popolo egiziano. L’Egitto non
era il paese del latte e del miele, non era scevro dai problemi
causati dal climate change, con una popolazione molto numerosa
che sopravviveva accatastata lungo il Nilo o sul suo fiume artificiale
gemello, un canale art ificiale costruito molti decenni prima, dal
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Fondo Monetario Internazionale.
Ad un tratto Adenika stramazzò a terra senza dire una parola,
Emefa sentì che la mano della madre divenne debo le e le fuggì via
in un istante. Emefa si voltò per aiutarla, ma la colonna la spintonò
impedendole di fermarsi o tornare indietro. La giovane provò a
sgusciare via dalla colonna per chiedere aiuto, ma i militari egiziani
le spararono una raffica e la falciarono impietosamente, appena
uscì fuori dai ranghi della colonna più esterna.
Era stato Aasim ad uccidere Emefa, con la sua mitragliatrice
brandeggiabile, dal camion trasporto truppa. Il suo tenente gli fece
un elogio, per la prontezza dimostrata di fronte alla ribelle subsahariana che probabilmente nascondeva un arma da taglio e se
non fosse stata uccisa, avrebbe cercato di uccidere o ferire, un
qualsias i militare egiziano. Questo fatto, sarebbe stato inoltre un
esempio per gli altri rivo ltosi, garantendo più facilmente l’ordine!.
Gli egiziani non avevano mai avuto la mano leggera con i
ribelli sub-sahariani, ma in genere prima di questa crisi, la
maggioranza dei militari egiz iani si limitavano a ricacciarli a Sud,
non erano soliti sparare su civili disarmati. Solitamente dopo i
tentativi di sconfinamento dei banditi/ribelli sub-sahariani, poi
s’innescavano una serie di proteste formali Egiz iane con i governi
del Sudan, Ciad, corno d’africa per il mancato controllo delle
frontiere. Alla formale protesta diplomat ica egiziana, seguiva la
solita polemica sulle inique ripartizioni idriche del lago Nasser, oltre
al fatto che le risorse energetiche del continente africano, non
erano usate per il bene dell’Africa, ma per i profitti dei cani arabi,
che abitavano nel nordest Africa, bagnato dal mediterraneo.