Fare Diversamente! Mi racconti di quando... a Rho | Page 52

Ormai i soldi stavano per finire e un giorno fortunato, mentre stava facendo una passeggiata nel parco di via Pomè, un bambino che stava giocando con altri, facendo le corse, cadde per terra proprio vicino a lei e si mise a piangere: prontamente lo aveva sollevato e messo sulla panchina e, mentre lo stava consolando, arrivò la mamma del bambino che guarda caso era la signora che abitava nella Villa Banfi.

In quella casa, il diploma che aveva con sé valeva sempre poco, ma valeva molto la sua capacità che aveva imparato nell’accudire la sua numerosa famiglia. Per anni aveva collaborato con il gruppo missionario locale, per raccogliere fondi da mandare alla sua gente e realizzare pozzi fra quella misera terra arida.

Lucas Cathanof, giardiniere della villa, era frastornato. Non avrebbe mai immaginato che sposando Marika, una colf, sarebbe diventato marito di una Regina e padre di due principini, Agonico e Edorino.

Il sindaco stava meditando dove fare l’incoronazione, il palazzo comunale in stile lombardo sormontato di un torre merlata, non era poi tanto grande per una cerimonia così fastosa, più idonea sarebbe stata la Villa Burba, costruita nel milleseicento dalla famiglia d’Este con un ampio porticato formato da tre archi sorretti da colonne binate, che dava ingresso al salone del grande camino, funzionante fin dai tempi antichi tramite canali in muratura che mandavano aria

calda per tutta la villa. Sul soffitto del salone e lungo le pareti erano dipinte antiche decorazioni e affreschi di pregio, e la parte opposta si affacciava su un fiorente parco con piante secolari.

Anche il prevosto della città si era fatto avanti per celebrare l’incoronazione sul maestoso altare nella chiesa di San Vittore: lì, colonne in finto marmo bianco, sostengono la volta decorata da meravigliosi affreschi dipinti da pittori famosi e raccontano la vita cristiana. E anche i padri Oblati del Santuario della Madonna Addolorata, che aveva pianto lacrime di sangue per la misera vita che ai tempi facevano i cittadini di Rho e che, all’incoronazione di una Regina sotto il suo maestoso altare, avrebbe pianto lacrime di gioia. E avrebbero proseguito poi con il pranzo conviviale nel meraviglioso salone delle colonne.

Ma la decisione spettava ai capi tribù del Bongo Tanga e scelsero Villa Burba.

Quel giorno fu festa grande per tutta la città con gente accorsa dai paesi del circondario. Nel cortile antistante alla villa, ci furono musica e danze popolari del Bongo Tanga, con paggetti e odalische che mettevano in mostra la loro bellezza e dimestichezza nel ballo attirando per tutto il loro corpo gli occhi dei maschietti. E non poteva mancare la banda musicale di Santa Cecilia, e tutti misero una mano al cuore mentre intonava l’inno nazionale di Mameli.

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