Fare Diversamente! Mi racconti di quando... a Rho | Page 39

Mi metto di nuovo a cavallo della bici ed entro nel bosco, fatto di robinie, querce, betulle e tante altre piante ad alto fusto, e solo fra qualche ramo entrano schermaglie di raggi di sole che vanno a posarsi su cespugli di felci e di ciclamini. Il rumore dell’autostrada è sparito e lentamente pedalo verso un’armonia di pace e di tranquillità: sento solo il cinguettio di qualche uccello e lo svolazzare di una poiana, il verso di mamma fagiana che chiama a raccolta i suoi piccolini e, dove gli alberi lasciano uno spiraglio al sole, vedo una copia di scoiattoli che frettolosi si arrampicano sul tronco più alto.

Dopo avere fatto diverse manovre sul piccolo sentiero del bosco, esco e vengo preso da un silenzio tombale - lì persino mi sembra di essere arrivato in un altro mondo. Appoggio la bici e davanti mi appare una grande distesa di grano con spighe ancora verdi con la cresta ritta verso il sole, di fianco un campo di erba medica dove spuntano soffioni gialli e margherite prataiole, più in là un campo di girasoli. Sullo sfondo vedo le case di Settimo Milanese e qualche figura umana che si muove ma ancora non sento alcun rumore. Mi siedo sulla sponda di un fosso facendo attenzione a non schiacciare i papaveri, mi tolgo le scarpe e mentre l’acqua mi rinfresca i piedi mi domando: “Sarà forse così il Paradiso?”.

Dopo essermi riposato, mi avvio per un altro sentiero attraverso il ponticello di un fontanile ormai in secca e, fra strettoie e fossi, arrivo dove un tempo c’era una fabbrica di humus molto pregiato ricavato dai lombrichi: ora c’è una grande area lisciata a cemento,

una tettoia con travi di legno a vista, e lì, quando arrivano le biciclettate di bambini accompagnati da nonne e nonni affannati, si fermano a fare merenda, e si fa festa con musicisti e saltimbanchi. Faccio qualche facile giro intorno alla struttura e mi avvio su un altro sentiero: attraverso il ponticello di assi su un fontanile, dove sul fondo c’è solo un rigagnolo d’acqua. Poi costeggio quello chiamato San Giovanni e vedo scorrere una consistente quantità d’acqua su cui nuotano mamma e papà anatre selvatiche seguiti da una sfilza di anatrine che muovono le zampine a più non posso per stare dietro ai genitori e la coda gialla si muove come un ventaglio. Quando il sentiero si mette in discesa fra i rovi pieni di more ancora acerbe e qualcuna rossa che sta maturando, rimango sorpreso ed emozionato; in questo posto, mi sembra di essere già stato, e quando arrivo al guado dove sorge l’acqua non ho alcun dubbio, e all’istante mi ritornano nella mente i tempi della mia gioventù e della mia cotta per Anna. Prima che facessero l’autostrada, spesso con Anna e altri ragazzi del cortile venivamo a questa sorgente. Dove si vedevano salire dal fondo diverse bolle d’acqua, mischiata a dei pesciolini di diversi colori, che si divertivano a farsi trasportare in superficie per poi lasciarsi andare sott’acqua e, come un mulinello, ritornare di nuovo in superficie. Ora le bolle d’acqua non si vedono e neanche i pesciolini, però se chiudo gli occhi, so che sento ancora Anna vicino a me.

*Queste sono le emozioni che ho provato nella mia escursione al parco.

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