Fare Diversamente! Mi racconti di quando... a Rho | Page 35

C’erano, nell’androne di un parco tra due palazzi, un albero di giada bonsai e tre piante rampicanti; il primo era smorto, con i rami contorti e le radici penzolanti. Brillavano soltanto le poche foglie piene, verde smeraldo, che contrastavano con il minuscolo vaso di terracotta azzurro smaltato e dipinto. Sembrava un bonsai a cui le tre piante rampicanti aderivano per trovare sostegno. Pollicino Verde si chiese, in quella situazione, cosa fare?

Andò da Indice Indaco, che lavorava in un immenso vivaio gestito dai suoi genitori. Indaco aveva un amico che abitava sulle terrazze a cavallo di due palazzi, il suo nome è Alluce Viola Valgo.

Papà Medio Giallo e Mamma Anulare Rosa, avevano anche un’altra figlia, chiamata Mignolina Bruna, era la più tremenda, tra l’altro oggi non era in casa e faceva disperare i suoi perché non si sapeva se era nei guai o dove fosse andata.

Indaco chiamò Alluce Viola, che era esperto di giardinaggio e gli lasciò curare il bonsai e le piante rampicanti. Alluce vide che sulla corteccia del fusto contorto su se stesso e sul retro delle foglie c’era ancora una sottile peluria, muschio! Indicava cioè che era esposto a nord, dalla parte del sole che non batte, quindi al 75% ombreggiata e secondo lui Alluce Viola aveva la possibilità di salvare tutte le piante.

Alluce Viola andò poi a passi lunghi a casa di Pollicino, per chiedere della sorte di Mignolina Bruna: era uccel di bosco chissà dove, ma le piante le interessavano in un altro modo e lui poteva

salvarle. Prima tolse la terra argillosa dalle radici e contò le foglie verde scuro, scartando quelle brune e gialle dal bonsai di giada, poi dalle rimanenti piante per avere più spazio dopo e facilitare la crescita delle foglioline nuove.

Gli venne un’idea: Alluce Valgo Viola andò verso un ammasso di letame di stallatico, proveniente dalla Villa Schleibler, una scuderia di cavalli a pochi passi che emanava un odore nauseabondo a cui era abituato, e con una vanghetta in mano cominciò a riempire i vasi, mescolando l’umido concime con la terra fresca. Mentre spalava notò che nell’agglomerato puzzolente della montagnola di letame erano nascoste delle gemme grandi quanto un’albicocca. La prima che gli capitò era rossa, la seconda blu, la terza indaco e così via, fino ad imbattersi in una particolare testa di dimensioni uguale alle gemme, ma trasparente, che raffigurava il capo di un uomo. La girò di profilo e cercò di scheggiarla per vederne la durezza, ma era dura come il diamante. Poi si avvicinò a lui senza far rumore la convinzione che doveva tenere per sé quel tesoro. Prima di poter smettere di raccogliere le gemme, vide una scatola di latta con dentro due calendari. Uno era dell’anno vecchio, mentre l’altro era dell’anno in corso e segnava il mese di giugno, quindi si chiese se valesse la pena di prenderlo, visto che era già estate inoltrata, dopo il 21 giugno 2016. Il calendario vecchio aveva delle illustrazioni per ogni mese del 2015 e sembrava logoro di almeno cinque anni. “Forse” pensò “dentro lo stallatico le cose invecchiano velocemente! In modo tale da trasfomare il carbone in diaman

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