Fare Diversamente! Mi racconti di quando... a Rho | Page 28

2- Di come l’omo di cui qui si favella è colto da idea di farsi peregrino

Era domenica ed era novembre, e il nostro protagonista, che chiamerò Quirino – per ragioni che ignoro, ma in fondo perché passare tutto al vaglio della ragione quando non si sta discutendo di filosofia? – stava cercando idee per raccontare qualcosa della città in cui abitava. Era immobile davanti allo schermo del computer, e leggeva di un fatto che gli sembrava curioso, nonché interessante, di certo particolare, quantomeno bizzarro… Beh, lasciamolo per un attimo a cercare aggettivi, il nostro Quirino, mentre io vi racconto brevemente di quel fatto. Si trattava (e si tratta) di una Madonna di Rho. Di un’immagine della Madonna, naturalmente. Un’immagine della Madonna che, tanto tempo fa, pianse sangue.

L’evento si verificò, a quanto pare, nel 1583, quando un Girolamo de Ferri e un Alessandro de Ghioldi erano raccolti in preghiera nella cappelletta della Madonna della Neve e, inginocchiati a pochi passi dal quadro che raffigurava una Pietà, notarono una macchiolina scura vicino all’occhio della madre di Gesù. Girolamo – ometto il cognome per simpatia, non per pigrizia – si alzò, e si avvicinò al quadro per pulire la macchia servendosi, come dicono le cronache, di un pannolino. (Per assicurarmi che nessuno ritenga improprio il gesto di quel gentiluomo di allora, specifico che a quell’epoca per pannolino si intendeva un piccolo panno, e non quello che si potrebbe pensare ora). Ad ogni modo: Girolamo, guardando da vicino, vide altre due macchioline rosse che scesero fino alle labbra della Madonna. “Madonna!”, potrebbe avere esclamato. Per lo meno io penso che il nostro Quirino l’avrebbe fatto. Da lì fu tutto un comunicare emozionato: Girolamo chiamò il Prevosto che chiamò in causa l’Arcivescovo il quale, fatte le dovute verifiche, coinvolse il non ancora santo Carlo Borromeo. Di quest’ultimo furono le parole: “Qui c’è il dito di Dio!”. Sua anche la decisione di far costruire, vista l’eccezionalità dell’evento, un santuario per il culto mariano. Ecco il perché del santuario di Rho.

Bene. Nel frattempo il nostro protagonista sembra abbia deciso qualcosa e ha iniziato a scrivere sul suo taccuino: “… e mi è venuta così la curiosità di andare a sedermi nella cappelletta dove Girolamo, mezzo secolo fa, pregava per chissà che cosa. Visto che siamo in tempi in cui tutto va veloce, ho pensato che potevo anche considerare la mia passeggiata un ‘pellegrinaggio’. Una passeggiata rilassa, un pellegrinaggio trasforma, ed è evento di gran lunga meno comune. Deciso, quindi. Che pellegrinaggio sia”.

3- Di come quel Quirino si parte sanza bisaccia e sanza sandali (ma con scarpe bone), e delle prime sorprese liete

Quirino ha deciso di partire dalla Villa Burba, perché per un pellegrinaggio brevissimo si deve partire da dove praticamente si è già quasi arrivati. E poiché per un tale pellegrinaggio non c’è nulla da preparare, si è già messo in viaggio. Eccolo lì, in cammino in direzione della cappelletta: dà qualche occhiata al parco a sinistra, al parcheggio a destra, giusto per non cercare subito con lo sguardo la sua destinazione. Non resiste molto, però: basta portare lo sguardo in profondità e laggiù in fondo… Ah scusate, sto raccontando tutto io. Noi narratori tendiamo a essere invadenti. Lascerò che sia lui a raccontarvi quello che vede e quello che pensa.

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