Fare Diversamente! Mi racconti di quando... a Rho | Page 12

non ero stato promosso. Però avevo capito come prenderli e sarei sceso dal gradino più alto e in mezzo a loro, abbandonando la mia severità, avrei insegnato tutto ciò che sapevo, per portali con me a non perdersi.

All’angolo di via Puccini, noto musicista, c’è un’antica villa e da una portafinestra che sta sotto un lampione che emana luce fredda a led c’è una donna che fra le tendine bianche spia la vita che si muove nella sua via e, incuriosita da un gruppo di persone che osserva ogni cosa insieme a me, apre le tendine e si affaccia. La conosco! È la nonna Raimondina che vive sola e per godere di un po’ di compagnia spesso mi chiamava per futili guasti ai rubinetti. Era una vecchietta arzilla con favella a ruota libera e, mentre facevo finta di fare le riparazioni, mi raccontava tutte le sue magagne e io pazientemente la ascoltavo. Però questa volta la vedo seduta un po’ moscia, muovo la mano per salutarla e mi risponde, ma non si alza: è su una carrozzina che la sta portando verso la fine della sua solitudine.

Mi ritrovo nella Piazza della Libertà e vengo attirato dalla maestosa fontana di Nettuno, fatta di finto marmo bianco, con tante bocche che la riempiono di acqua limpida. Nettuno e il suo aiutante, con le gambe immerse nell’acqua sorreggono una vasca con sopra un aitante giovane che tiene sulla spalla una testa di pesce con la bocca aperta dalla quale sgorga l’acqua che riempie la vasca e dentro ci sono due bellissime sirene che fanno il bagno. Dal fondo della

fontana ci sono delle luci, che col muoversi dell’acqua proiettano raggi che sono sparati a intermittenza fra i rami delle piante secolari, disturbano il sonno degli uccelli. Poi vedo la faccia grugnita di Nettuno che non riesce ad allungare la mano per prendere due bottiglie di plastica che galleggiano nella sua fontana. Oltre settant’anni fa, appoggiata a questa fontana, c’era la Mariuccia di Mazzo una donna corpulenta ed energica che aspettava un treno in arrivo da Torino dove sarebbe sceso Giovanni Pesce, un esperto artificiere, per accompagnarlo nel deposito di esplosivi situato in un casotto nella campagna di Mazzo.

Nella parte destra della piazza c’è la sede dell’AVIS, invece prima cerano i bagni pubblici piastrellati di bianco, di cui pure io da giovane avevo usufruito e, se ci fossero ancora, i senza tetto che a Rho sono parecchi, sarebbero felici di farsi una doccia calda.

Poi attraverso la strada su righe bianche e appena entro nella stazione, transita a tutta velocità la Freccia Rossa che in meno di un’ora arriva a Torino e in tre ore a Roma: a quel punto i miei occhi si riempiono di rosso, semaforo rosso, cartelli segnaletici rossi, gente in attesa di un treno con valige rosse, ed extracomunitari con telefonini rossi attaccati all’orecchio che parlano, chi con la Cina, chi con l’Africa e chi con l’America. E mi viene da pensare: “Ma quanto è piccolo il mondo, se tutto se tutto corre così veloce!” – Però, la mia città è grande con quasi cinquecento vie e dieci piazze, delle quali più della metà sono intitolate a personaggi importanti

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