equitAzione #5 | Page 3

Editoriale

Ciao sabrina

Nelle gare del fine settimana appena trascorso è stato chiesto un minuto di silenzio per ricordare Sabrina Manganaro, la giovane amazzone lombarda morta domenica 12 aprile durante la prova di cross di un Concorso Completo in calendario in Piemonte. Anche noi abbiamo pensato a lei e alla sua famiglia, ai suoi amici, nel chiudere queste pagine. Noi, che amiamo conversare con le giovani promesse, il futuro di questo sport che amiamo, e con i ‘vecchi’ cavalieri capaci di tramandare sane tradizioni di etica e di stile e di passione. A volte, per misteriosa fatalità (Sabrina era ben preparata, ben protetta e l’ostacolo non era tecnicamente difficile) questo ponte tra presente e futuro si spezza, senza una logica apparente, e anche a gente come noi, che di fatti luttuosi ne ha testimoniati tanti, in questo e in altri sport, viene voglia di appendere tutto al chiodo e di dedicarci ad altro. Ma poi non bisogna cedere, bisogna invece capire, approfondire, discernere, far sapere. Ed è quello che cerchiamo di fare e che faremo. Bisogna tornare, nonostante tutto, a pensare al momento esatto in cui viviamo. Ha scritto il Dalai Lama: “Ci son sempre due giorni nella nostra vita in cui non si può fare niente. Uno si chiama ieri, l’altro si chiama domani. Perciò oggi è il giorno migliore per agire”.

Così, al di là del morale sotto i tacchi pensando a Sabrina, siamo particolarmente soddisfatti per aver trovato buoni protagonisti anche per questo numero; alcuni sconosciuti alla maggior parte dei praticanti ordinari ma capaci di dare sostanza vera al nostro sport e al mondo equestre in senso più ampio. Gabriele Mocchi, per esempio, neo consigliere federale che ci ha sorpreso per la tenacia, l’energia, la capacità di lasciarsi scivolare addosso le grandi difficoltà delle vita e le piccole, becere critiche quotidiane. O come Claudio Villa, da dieci anni volontario a tempo pieno nel carcere di Bollate dove, con pochi mezzi e molta fantasia, aiuta cavalli e detenuti ad essere più liberi. O, ancora, come Federica e Isabella, due amazzoni che montano con la divisa dell’Esercito. Non quella del Centro sportivo ma quella dei servizi ordinari - anche se la definizione non è militarmente corretta - ovvero alzabandiera, guardie, scorte, rapporti, adunate orari e quant’altro la vita militare richiede ogni giorno. Solo nel tempo libero montano a cavallo, e anche molto bene, per lo più su soggetti allevati dall’Esercito e che loro stesse provvedono ad addestrare. Certo, ci alziamo ancora in pedi quando suona l’inno, seguiamo con attenzione la politica federale e con passione il concorso ippico di Las Vegas o il completo di Badminton, ma crediamo siano le piccole, nascoste storie di persone così a far grande il mondo del cavallo.

Franco Faggiani

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Numero #5, 20 apr. 2015

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