Boycott chiese aiuto alle autorità, che inviarono sette reggimenti di soldati e 50
braccianti. Il raccolto fu tolto dai campi, ma a un agosto molto alto. Nel frattempo la
posizione di isolamento verso Boycott fu ufficializzata dal reverendo O’Malley.
In un discorso tenuto nell’agosto del 1880 nel villaggio di Beenane, ESORTÒ TUTTA LA
POPOLAZIONE a comportarsi come
si comportava la regina d’Inghilterra verso i
contadini: “non considera né voi, né le vostre mogli, né i vostri figli.
Ora fate come la regina d’Inghilterra: non parlate a un usurpatore di terre, né a sua
moglie, né ai suoi figli. Se un usurpatore di terre viene nella vostra città e vuole vendervi
qualcosa, non fategli del male né minacciatelo; ditegli semplicemente che sotto legge
inglese egli ha il diritto di vendere la sua merce, ma aggiungete che LA LEGGE britannica
NON VI OBBLIGA A COMPERARE niente da lui e così farete finche vivrete”.
Tre giorni dopo il giornalista americano Redpath coniò il verbo “boicottare”.
Ma a prescindere dal termine, è indubbio che fin dall’antichità la gente comune ha
espresso la sua protesta con forme di NON COLLABORAZIONE.
Come Scrive Gene Sharp, è semplicemente successo che “gran parte della lunga storia
della nonviolenza è andata perduta per la mancanza di interesse nel registrare e
tramandare queste lotte”. Per esempio esistono documenti storici che testimoniano
dell’interruzione, da parte di cittadini di Canterbury, da ogni forma di acquisto, vendita e
scambio con un convento di monaci dell’ordine della Chiesa di Cristo, nel 1327.
Per avvicinarsi ai nostri tempi, in Inghilterra nel 1792, trecentomila persone aderirono al
BOICOTTAGGIO DELLO ZUCCHERO OTTENUTO CON IL LAVORA DEGLI SCHIAVI. 519
petizioni furono presentate alla camera dei Comuni che la indussero a decretare la fine
della schiavitù.
Tuttavia è in epoca moderna che il boicottaggio si è affermato per iniziativa del sindacato
degli Stati Uniti.
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