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FILE ALLEGATO 4 MODELLI DI SVILUPPO È possibile individuare diversi modelli di sviluppo: vediamo i principali. Il modello dominante è quello dello sviluppo illimitato. Secondo questa concezione la crescita, misurata tramite il PIL (Prodotto Interno Lordo), deve incrementare senza alcun limite superiore. Un secondo modello è quello dello sviluppo sostenibile. Le teorie economiche dominanti raramente tengono conto dei limiti dell’ambiente: non ci si preoccupa di creare le condizioni che permettano il ripristino delle risorse che man mano utilizziamo. Pur costituendo un passo avanti rispetto al modello precedente, anche il concetto di sviluppo sostenibile continua a essere non pienamente soddisfacente perché viene spesso usato in modo ambiguo: non vengono precisati quantitativamente i limiti entro i quali ci si dovrebbe mantenere e può capitare di sentire parlare di crescita sostenibile, ricadendo sostanzialmente nel primo modello. Per rendere più preciso e affidabile il concetto di sostenibilità occorre tradurlo in termini quantitativi mediante appositi indicatori. Un esempio è la quantità di energia pro-capite, particolarmente utile perché, in linea di principio, possiamo misurarlo mediante strumenti che già abbiamo a disposizione. Lo sviluppo sostenibile è pensato soprattutto in termini di efficienza, ma bisogna coniugare l’approccio dall’alto (tecnologico) con quello dal basso (semplicità volontaria e cambiamento dello stile di vita). Un terzo modello è caratterizzato dal paradigma della semplicità volontaria, ovvero dalla scelta di uno stile di vita che consente di utilizzare tecnologie appropriate a basso impatto ambientale. Questa scelta non ha solo un carattere contingente, legato all’attuale situazione di degrado ambientale, ma si basa anche su una lunga tradizione del passato e fa appello alla dimensione della responsabilità. Lo sviluppo zero può essere associato a quel tipo di economia che utilizza prevalentemente biomasse prodotte dai cicli naturali a partire dall’energia solare. Tutt’oggi esistono popoli e società umane che vivono con questa economia di sussistenza: sono società non tecnologiche. 59