Disturbi generalizzati dello sviluppo e integrazione scolastica Autismo e integrazione Scolastica | Page 88

Disturbi Generalizzati dello Sviluppo e Integrazione Scolastica Autismo – Strategie per una scuola inclusiva un’attività piacevole. Strutturare i diversi lavori in modo tale che siano visivamente esplicativi, sia esplicito il tipo di compito richiesto, il suo inizio e la sua fine. Aiutare il bambino a portare i lavori al centro per poi spostarli una volta finiti alla sua destra. • Prevedere i tempi delle attività scolastiche (attraverso uno schema visualizzato) Attività: creare uno schema delle attività, previste durante la giornata scolastica, in modo che Paolo possa prevedere cosa dovrà fare. Il bambino dovrà staccare una per volta immagini, oggetti concreti e fotografie, che segnalano l’attività che andrà a fare. Inizialmente l’adulto può suggerire a Paolo di staccare l’immagine, di metterla in basso nell’apposito contenitore ed aiutare il bambino a partire. Le immagini devono essere utilizzate per spiegare le situazioni nuove, mentre alcune comunicazioni (ad esempio andiamo a mangiare) vengono comprese anche solo verbalmente. . • Denominare figure familiari, oggetti di uso comune e denominare gli animali (ad esempio elefante, barca, leone, zebra, bicchiere, acqua, ..) Attività: poiché Paolo è molto curioso si può catturare la sua attenzione, mettendo degli oggetti di uso comune (mischiando oggetti più o meno motivanti) in una scatola colorata. Una volta seduto a tavolino, l’adulto estrae uno alla volta gli oggetti presenti nella scatola, lo mostra al bambino e lo consegna solo dopo che Paolo avrà denominato correttamente l’oggetto. L’adulto può fornire un modello denominando l’oggetto quando Paolo esita a farlo. • Denominare le principali parti del volto (occhi, bocca, naso, orecchie, capelli) e del corpo (mani, piedi, braccia, gambe) su sé stesso, sull’interlocutore, sulla bambola e sull’immagine Attività: Paolo deve denominare le principali parti del volto e del corpo indicate su un’immagine, su una bambola e su sé stesso. L’adulto fornisce inizialmente un modello denominando diverse due o più parti, poi chiede “cos’è questo?”. Nel caso in cui Paolo avesse difficoltà a denominare la parte giusta, un altro adulto, può suggerire da dietro la parola corretta. Quando il bambino ripeterà la parola, l’adulto interlocutore rinforzerà concretamente il bambino. Gradualmente si diminuisce l’aiuto. 88