la mostra
stefania vitale
Pepi Merisio,
click si gioca
Gli scatti del fotografo
bergamasco fra emozioni
e nostalgia dell’Italia
di una volta.
I
l gioco come poesia. Come fermo imma-
gine di un tempo che non c’è più. Come
incredibile pretesto per una forma d’arte
che mixa a dovere suggestione e tecnica:
la fotografia.
È in svolgimento alla Torre del Castello
dei Vescovi di Luni di Castelnuovo Magra, in
provincia di La Spezia, la mostra dal tema “Pepi
Merisio. Il gioco” che, attraverso una cinquan-
tina di immagini, esplora con incanto e delica-
tezza la cultura fotografica e non dell’Italia del
secondo Novecento.
Gli scatti, per la maggior parte in bianco e nero,
indagano infatti nelle abitudini del nostro Pae-
se fra gli anni Cinquanta e Ottanta, puntando
l’obiettivo su attimi scanzonati di totale evasio-
ne. Sono immagini di fanciullezza e libertà, che
trasudano entusiasmo e buonumore. Immagi-
ni che sembrano farci percepire il vociare dei
bambini nelle corse a perdifiato nei cortili o nel-
le piazze del paese.
Pepi Merisio, celebre fotografo originario di Ca-
ravaggio (Bg), concepisce la sua attività come
il desiderio di raccontare un mondo che va a
scomparire, restituendo al pubblico sensazio-
ni e dettagli altrimenti perduti. Nato nel 1931,
comincia a fotografare da autodidatta nel 1947
riuscendo ad ottenere via via diversi ricono-
Sopra: “In Campo San Polo
Venezia” 1958.
Nella pagina accanto, dall’alto
in senso orario: “I cantori
della Croce di legno” 1967;
“Portovenere” 1966;
“Gubbio, Perugia” 1956;
“Una via di Urgnano” 1964.