DanzaSì Dicembre 2015 | Page 16

PUNTO SPETTACOLO QUALE PUBBLICO PER LA DANZA? ESPERIENZE A CONFRONTO E PROPOSTE OPERATIVE di Elisabetta Castiglioni Lo scorso 11 novembre si  tenuto a Roma, presso lÕAccademia Nazionale di Danza, un convegno dal titolo ÒQUALE PUBBLICO PER LA DANZA?Ó rivolto agli operatori del settore. Era anche presente come osservatore la Dott.sa Manuela Simonetti del Ministero dei Beni e delle Attivitˆ Culturali e del Turismo. Ad organizzarlo Marina Michetti, direttore artistico dellÕAssociazione Invito alla Danza. LÕincontro prevedeva un confronto tra esperienze diverse al fine di elaborare nuove strategie e proposte sulla possibile individuazione di una nuova utenza per lo spettacolo di danza. Dopo il benvenuto del M¡ Bruno Carioti, direttore dellÕAccademia Nazionale di Danza, ha preso la parola Marina Michetti spiegando i motivi che lÕhanno spinta a creare unÕoccasione di confronto sul pubblico della danza che, fatta eccezione per gli eventi incentrati sulla popolaritˆ del singolo artista o del gruppo di successo, oppure programmazioni squisitamente commerciali , vive la crisi dello sbigliettamento che colpisce tutti gli ambiti dello spettacolo dal vivo. Rilevava inoltre che spesso le istituzioni rivolgono alle asso- 16 ciazioni richieste antitetiche, da un lato si auspica che lo spettacolo sia considerato volano di crescita sia intellettuale che economica ma, dallÕaltro, gli si vuole dare un taglio ÒsocialeÓ che, per sua stessa definizione,  contraddittorio con i risultati di botteghino. Coordinava gli interventi Monica Ratti, direttrice del portale Dance & Culture, che evidenziava altre grosse difficoltˆ in cui si dibattono tutti gli operatori dellÕambito danza. Il primo ospite ad intervenire  stato Luciano cannito, Coreografo internazionale, Direttore Corpo di Ballo di numerosi Enti Lirici e Vice Presidente della Commissione Lirica e Danza in Siae che ha focalizzato il suo discorso sui numeri della danza. Evidenziava che malgrado ci sia un pubblico potenziale di danza molto pi numeroso rispetto a quello della lirica, gli investimenti dedicati alla danza sono solo il 10% rispetto al 90% che finisce nelle casse delle produzioni liriche; questo fa si che la ristrettezza dei fondi non consenta di investire in promozione, pubblicitˆ, scelte artistiche importanti, etcÉ che coinvolgerebbero sicuramente un pubblico pi numeroso di quello attuale. A seguire Mimmo Del prete, presidente dello Ials, legale rappresentante Aie Õ77 e fondatore Ipaa, ha incentrato il suo intervento analizzando le azioni negative dello Stato rispetto allÕambito culturale. Il pubblico, infatti, non si crea dal nulla e, se da un lato ci deve essere un sistema di condivisione tra i diversi settori danza che dovrebbero impegnarsi a realizzare programmazioni stabili, dallÕaltro le normative e le tempistiche dello Stato dovrebbero essere adeguate alla realtˆ operativa dello spettacolo, altrimenti questo modus operandi sarˆ inutile. Mario Piazza ha quindi portato la sua testimonianza di coreografo freelance che da diversi anni opera allÕestero. Piazza ha scelto di chiudere la sua compagnia a causa delle richieste burocratiche, amministrative e legislative legate al contributo dello Stato che limitavano la sua libertˆ creativa. Sottolineava inoltre che in molti, Paesi esteri la danza ha forte spessore perchŽ ha un potere politico, diversamente che in Italia; numerosissimi infatti i corpi di ballo rispetto ai quattro che abbiamo attualmente nel Paese.