PUNTO SPETTACOLO
QUALE PUBBLICO
PER LA DANZA?
ESPERIENZE A CONFRONTO E PROPOSTE OPERATIVE
di Elisabetta Castiglioni
Lo scorso 11 novembre si tenuto a
Roma, presso lÕAccademia Nazionale
di Danza, un convegno dal titolo
ÒQUALE PUBBLICO PER LA DANZA?Ó
rivolto agli operatori del settore. Era
anche presente come osservatore la
Dott.sa Manuela Simonetti del
Ministero dei Beni e delle Attivit
Culturali e del Turismo. Ad organizzarlo Marina Michetti, direttore artistico
dellÕAssociazione Invito alla Danza.
LÕincontro prevedeva un confronto tra
esperienze diverse al fine di elaborare
nuove strategie e proposte sulla possibile individuazione di una nuova utenza per lo spettacolo di danza. Dopo il
benvenuto del M¡ Bruno Carioti, direttore dellÕAccademia Nazionale di
Danza, ha preso la parola Marina
Michetti spiegando i motivi che lÕhanno spinta a creare unÕoccasione di confronto sul pubblico della danza che,
fatta eccezione per gli eventi incentrati sulla popolarit del singolo artista o
del gruppo di successo, oppure programmazioni squisitamente commerciali , vive la crisi dello sbigliettamento
che colpisce tutti gli ambiti dello spettacolo dal vivo. Rilevava inoltre che
spesso le istituzioni rivolgono alle asso-
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ciazioni richieste antitetiche, da un lato
si auspica che lo spettacolo sia considerato volano di crescita sia intellettuale che economica ma, dallÕaltro, gli
si vuole dare un taglio ÒsocialeÓ che,
per sua stessa definizione, contraddittorio con i risultati di botteghino.
Coordinava gli interventi Monica Ratti,
direttrice del portale Dance & Culture,
che evidenziava altre grosse difficolt
in cui si dibattono tutti gli operatori
dellÕambito danza.
Il primo ospite ad intervenire stato
Luciano cannito, Coreografo internazionale, Direttore Corpo di Ballo di
numerosi Enti Lirici e Vice Presidente
della Commissione Lirica e Danza in
Siae che ha focalizzato il suo discorso
sui numeri della danza. Evidenziava
che malgrado ci sia un pubblico
potenziale di danza molto pi numeroso rispetto a quello della lirica, gli
investimenti dedicati alla danza sono
solo il 10% rispetto al 90% che finisce
nelle casse delle produzioni liriche;
questo fa si che la ristrettezza dei
fondi non consenta di investire in promozione, pubblicit, scelte artistiche
importanti, etcÉ che coinvolgerebbero sicuramente un pubblico pi
numeroso di quello attuale. A seguire
Mimmo Del prete, presidente dello
Ials, legale rappresentante Aie Õ77 e
fondatore Ipaa, ha incentrato il suo
intervento analizzando le azioni negative dello Stato rispetto allÕambito
culturale. Il pubblico, infatti, non si
crea dal nulla e, se da un lato ci deve
essere un sistema di condivisione tra
i diversi settori danza che dovrebbero impegnarsi a realizzare programmazioni stabili, dallÕaltro le normative
e le tempistiche dello Stato dovrebbero essere adeguate alla realt operativa dello spettacolo, altrimenti questo
modus operandi sar inutile.
Mario Piazza ha quindi portato la sua
testimonianza di coreografo freelance
che da diversi anni opera allÕestero.
Piazza ha scelto di chiudere la sua
compagnia a causa delle richieste
burocratiche, amministrative e legislative legate al contributo dello Stato
che limitavano la sua libert creativa.
Sottolineava inoltre che in molti, Paesi
esteri la danza ha forte spessore perch ha un potere politico, diversamente che in Italia; numerosissimi infatti i
corpi di ballo rispetto ai quattro che
abbiamo attualmente nel Paese.