Dance&Culture N°5/2015 | Page 49

che in Italia la Scala, l’Opera e il San Carlo sono ottime scuole. E trasmissioni come Amici aiutano a diventare professionisti? Da tempo la danza si vede poco ad “Amici”. Escono e diventano famosi soprattutto i cantanti. Forse solo Ambeta è l’unica per il balletto ad essere uscita da questa trasmissione. Guardo “Amici” perché la De Filippi è bravissima. E poi c’è Alessandra Celentano, una mia carissima amica, anche lei veramente brava. C’è qualcosa che Le preme sottolineare? Vorrei dire ai genitori che bisogna sempre credere nelle passioni dei ragazzi se sono autentiche. Ho avuto la fortuna di avere un padre, una madre e una sorella che hanno fatto di tutto per aiutarmi e seguirmi. Proprio perché ho realizzato quello che volevo non ho mai avuto l’impressione di lavorare, eppure lavoravo e mi pagavano pure. Fare nella vita quello che si ama è un privilegio. Sono nata a Varese per caso. Mio padre e mia madre, che è francese, si trasferirono a Roma e lui, sapendo quale era il mio sogno, andò ad informarsi all’Accademia Nazionale di Danza. Sessant’anni fa all’Accademia si andava tre volte a settimana e a lui, che era un appassionato di balletto, musica, letteratura, sembravano poche per una attività impegnativa come la danza. Così mi iscrisse alla Scuola di ballo dell’Opera di Roma dove si studiava tutti i giorni. Addirittura cambiammo casa e ne prendemmo una vicino alla scuola per permettermi di andare a piedi. I figli vanno assecondati, aiutati e facilitati nelle loro aspirazioni e questo è l’accorato appello che rivolgo ai genitori. Ph. Lelli & Masotti 49