tervista programmata. Sem-
bra schivo, un po’ scontroso,
poco comunicativo. In realtà
manifesta quella lieve insicu-
rezza interiore di cui ci confide-
rà alla fine ed è solo sorpreso
dal caos e da un’intervista che
non si svolge a porte chiuse,
come aveva creduto. Poi, con
il calore degli applausi dei fan,
si scioglie. fi con cui ho lavorato, come
Brian Friedman, Matthew Ke-
vin, Bobby Newberry, Sheryl
Murakami e poi ovviamente
Madonna, Michael Jackson,
Prince.
Il primo a lanciare il girling è
stata Madonna portando in
scena danzatori sui tacchi,
collaborando con i Kazaki, i
modelli danzatori e cantan-
ti che si muovono particolar-
mente nel mondo della moda,
poi arrivi tu con i tuoi video.
Come ti è venuto in mente di
ballare sui tacchi? I tuoi sono
movimenti molto personali, a
chi ti ispiri? La musica. Quando coreogra-
fo sui tacchi, per una pubbli-
cità, è la musica. La sento, la
analizzo, è un’ossessione. Deci-
samente la musica.
Madonna aveva ballato con i
Kazaki nel 2012 ma prima c’era
già stato qualcuno che lo ave-
va già fatto e prima ancora
qualcun altro, ma io amo mol-
tissimo Madonna. In realtà mi
ispiro a molti artisti, coreogra-
Quando devi coreografare
qual è il primo input, qualcosa
che hai visto nella vita di tutti i
giorni, un video, la musica?
Che studi hai fatto nella dan-
za?
Ho studiato danza classica,
contemporanea, jazz, tip tap.
Coco Chanel tolse alla don-
na tutte quelle restrizioni che
ostacolavano la libertà dei
movimenti, concetto che si-
gnificò anche emancipazione
della donna che passava da
una fase di donna “oggetto”
alla fase di donna manager
“Non mi sono mai chiuso in un arma-
dio, essere gay non è mai stato un
problema per me, fin da piccolo.
Non chiedo scusa alle persone, e
questo so che non è bello, ma faccio
quello che voglio, dico quello che vo-
glio e se hai un problema allontanati,
non starmi accanto. Ballo allo stesso
modo.”
65