Speciale
ruolo; guardo con attenzione
agli insegnanti, ai direttori del
ballo, osservo e vedremo.
Royal Ballet
Hai girato il mondo, sicuramen-
te c’è differenza tra pubblico e
pubblico…
Posso raccontarti le cose più ba-
nali, ad esempio negli Stati Uniti
è più amato il danzatore virtuo-
so, per lo meno per quello che è
la mia esperienza. Lo spettatore
inglese è più esigente, è molto
esperto e preparato, non è suf-
ficiente andare sul palco e fare
bene i passi, devi saper raccon-
tare una storia che il pubblico
conosce e ha già visto eseguita
dai grandi della danza. Anche
se balli qualcosa di astratto devi
arrivare all’essenza dell’inten-
zione. Cuba è il pubblico più fo-
coso, il più caloroso, e quando
siamo andati con Il Royal Ballet
portando autori come McGre-
gor, Ashton, McMillan, cose che
non avevano mai visto, per loro è
stata una vera scoperta; anche i
danzatori lì, sono bravissimi, ma
sono rimasti isolati dal resto del
mondo. E lo spettacolo lo hanno
trasmesso in piazza sul grande
schermo, come fosse una parti-
ta di calcio o un concerto rock.
Ho visto tanto entusiasmo.
Com’è il tuo
McGregor?
rapporto
con
Molto buono, già dal secondo
anno in compagnia ho lavorato
con lui, in Chroma, ma anche in
tantissime altre sue produzioni.
E’ molto interessante lavorare
con Wayne. Ogni coreografo ha
un suo processo creativo molto
intenso; lui è molto complesso,
mette in campo tanto lavoro,
molte idee, per poi ripulire, to-
gliere, spostare. Li riconosci su-
bito i danzatori che hanno lavo-
rato con lui: escono dalla sala
prove madidi di sudore. Mi pia-
ce molto lavorare alle sue cre-
azioni.
Federico Bonelli in Cinderella, di Frederick Ashton,
ph. Bill Cooper, 2006
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