Dance&Culture N°4-5-6/2016 D&C 4-5-6-16 | Page 39

Speciale ruolo; guardo con attenzione agli insegnanti, ai direttori del ballo, osservo e vedremo. Royal Ballet Hai girato il mondo, sicuramen- te c’è differenza tra pubblico e pubblico… Posso raccontarti le cose più ba- nali, ad esempio negli Stati Uniti è più amato il danzatore virtuo- so, per lo meno per quello che è la mia esperienza. Lo spettatore inglese è più esigente, è molto esperto e preparato, non è suf- ficiente andare sul palco e fare bene i passi, devi saper raccon- tare una storia che il pubblico conosce e ha già visto eseguita dai grandi della danza. Anche se balli qualcosa di astratto devi arrivare all’essenza dell’inten- zione. Cuba è il pubblico più fo- coso, il più caloroso, e quando siamo andati con Il Royal Ballet portando autori come McGre- gor, Ashton, McMillan, cose che non avevano mai visto, per loro è stata una vera scoperta; anche i danzatori lì, sono bravissimi, ma sono rimasti isolati dal resto del mondo. E lo spettacolo lo hanno trasmesso in piazza sul grande schermo, come fosse una parti- ta di calcio o un concerto rock. Ho visto tanto entusiasmo. Com’è il tuo McGregor? rapporto con Molto buono, già dal secondo anno in compagnia ho lavorato con lui, in Chroma, ma anche in tantissime altre sue produzioni. E’ molto interessante lavorare con Wayne. Ogni coreografo ha un suo processo creativo molto intenso; lui è molto complesso, mette in campo tanto lavoro, molte idee, per poi ripulire, to- gliere, spostare. Li riconosci su- bito i danzatori che hanno lavo- rato con lui: escono dalla sala prove madidi di sudore. Mi pia- ce molto lavorare alle sue cre- azioni. Federico Bonelli in Cinderella, di Frederick Ashton, ph. Bill Cooper, 2006 39