Dance&Culture N°4-5-6/2016 D&C 4-5-6-16 | Page 17
vicino a Canary Wharf, accanto
c’è un laboratorio all’avanguar-
dia di robotica, industrie di tec-
nologia… non ci sono artisti.
Sarà interessante per gli arti-
sti entrare in connessione con il
mondo della tecnologia.
Nei suoi spettacoli, per esem-
pio Obsidian Tear, parte da uno
spunto creativo ma, poi, intende
raccontare una storia o no?
Ci invita alle prossime prime, a
conoscere il nuovissimo Studio
Wayne McGregor e noi lo invi-
tiamo ufficialmente, per un suo
prossimo viaggio, a tornare a
Roma e a venire a visitare Ra-
venna, dato che non c’è mai
stato.
Mi piace l’idea che il pubblico
possa interpretare il significato.
Lo spettacolo Frankestein è un
esempio perfetto per dire che lì
il significato è evidente, troppo
concreto per me. Non c’è ambi-
guità.
Mi piace l’idea di non vivere nel-
la fissità, anche nella vita di tutti
i giorni ci sono tante sfumature,
non si tratta mai di una cosa sola,
ma di tante cose.
Ognuno tornando a guardare
noterà le connessioni tra i dan-
zatori e potrà farsi una sua idea
e dare un suo significato e credo
che questo sia molto importante
per tenere il pubblico interessato,
che faccia domande.
E’ per questo che amo l’arte
astratta, perché la vedi e non sai
cos’è, qualcosa ti parla, qualco-
sa no, ma nel tempo cominci a
costruire con lei una relazione.
Le persone, in fondo, vedono
quello che vogliono vedere, se
cercano movimenti bruschi, ve-
dranno quelli, io credo che le
persone cerchino le prove per
riaffermare l’opinione che han-
no già. Anch’io faccio lo stesso.
E come si può aiutare il pubblico
a guardare in modo aperto, sen-
za filtri? Come fare? Credo sia
meraviglioso quando ci riesci o,
tutt’al più, ci provi.
Cosa ama nella sua vita privata?
Amo il mio partner, i miei due
cani, amo l’architettura moder-
na… ho appena finito di restau-
rare una casa Bauhaus del 1930
che era di proprietà di Kurt Joos,
il coreografo tedesco insegnan-
te di Pina Baush; ci ho impiega-
to qualche anno ed ora ci abito.
Amo viaggiare. Voglio andare in
Iran e in Pakistan dove non sono
mai andato, luoghi molto interes-
santi sia politicamente che arti-
sticamente.
Alessandra Ferri e Gary Avis in Woolf Works, coreografia di Wayne McGregor, ©ROH, 2015
Ph. Tristam Kenton
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