Quanto è stato influenzato dal
lavoro con William Forsythe e
quanto il suo lavoro se ne differenzia?
Il lavoro del Maestro Forsythe
era considerato avanguardia
ma negli anni è diventato un
classico: quanto inciderà su
quello che lei intende portare
nella compagnia? Se si potesse darle un’etichetta, come si
definirebbe?
Penso che ha toccato un punto che mi interessa molto discutere. Quello che Forsythe
ha portato alla danza è stato
incredibile. Secondo me, però,
non riguarda proprio lo stile di
danza quanto la filosofia.
Come aprire e cambiare anche a livello sociale, direi, la
maniera di lavorare in una
compagnia, che poi è una
compagnia di balletto. A me
ciò che interessa è questo e, se
devo dire, non posso veramente parlare di uno stile di danza
perché va veramente molto
più in là: è una maniera di pensare, e anche una maniera di
procedere molto avanguardista e quello per me è stato il regalo di Forsythe, una esperienza che mi ha aperto la testa e
mi ha fatto vedere che le possibilità sono infinite. Ora sta a me
gestire le possibilità in questo
infinito di diverse modalità di
funzionamento e trovarne una
personale.
Questo può realizzarsi solo filtrando attraverso la tua maniera d’essere e l’esperienza acquisita con il lavoro. In questo
senso io sono molto ambizioso,
ma non nell’accezione negativa del termine: intendo dire
che mi piacerebbe poter apportare alla danza e alla maniera in cui lavoro con i ballerini,
con i tecnici, gli amministrativi,
partendo dal presupposto che
siamo tutti professionisti di alto
livello e che sappiamo qual è
il nostro dovere, un valore aggiunto; cercare di avere una
mente aperta per poter realizzare nuove idee e non vantarci
dei modelli che ci sono stati offerti, piuttosto usare intelligenza ed eff