DANCE&CULTURE Magazine n°1/2015 | Page 9

Quanto è stato influenzato dal lavoro con William Forsythe e quanto il suo lavoro se ne differenzia? Il lavoro del Maestro Forsythe era considerato avanguardia ma negli anni è diventato un classico: quanto inciderà su quello che lei intende portare nella compagnia? Se si potesse darle un’etichetta, come si definirebbe? Penso che ha toccato un punto che mi interessa molto discutere. Quello che Forsythe ha portato alla danza è stato incredibile. Secondo me, però, non riguarda proprio lo stile di danza quanto la filosofia. Come aprire e cambiare anche a livello sociale, direi, la maniera di lavorare in una compagnia, che poi è una compagnia di balletto. A me ciò che interessa è questo e, se devo dire, non posso veramente parlare di uno stile di danza perché va veramente molto più in là: è una maniera di pensare, e anche una maniera di procedere molto avanguardista e quello per me è stato il regalo di Forsythe, una esperienza che mi ha aperto la testa e mi ha fatto vedere che le possibilità sono infinite. Ora sta a me gestire le possibilità in questo infinito di diverse modalità di funzionamento e trovarne una personale. Questo può realizzarsi solo filtrando attraverso la tua maniera d’essere e l’esperienza acquisita con il lavoro. In questo senso io sono molto ambizioso, ma non nell’accezione negativa del termine: intendo dire che mi piacerebbe poter apportare alla danza e alla maniera in cui lavoro con i ballerini, con i tecnici, gli amministrativi, partendo dal presupposto che siamo tutti professionisti di alto livello e che sappiamo qual è il nostro dovere, un valore aggiunto; cercare di avere una mente aperta per poter realizzare nuove idee e non vantarci dei modelli che ci sono stati offerti, piuttosto usare intelligenza ed eff