nell’ascolto e utilizzare la ripetizione come momento di continua scoperta e non come una
azione puramente meccanica.
Quindi, senza che il raggiungimento del risultato interferisca
con il processo. In che modo
il metodo può contribuire a un
nuovo stile di danza?
L’ha già fatto. In America negli anni ’70 c’è stata una grande rivoluzione in tutte le arti
e quindi anche nella danza
contemporanea; molti danzatori e coreografi sono venuti in
contatto con nuove tecniche
di movimento come il Feldenkrais, il metodo Alexander, il
Body Mind Centering, lo Yoga,
le arti marziali…ed hanno creato nuove tecniche quali il Release, il Contact Improvisation e
varie altre.
Qual è stata la tua motivazione
ad avvicinare il metodo Feldenkrais, voluta o casuale?
L’ho conosciuto negli anni ’80
ad Amsterdam dove arrivavano tutte le nuove scoperte
dall’America, ma ero molto
giovane e non capivo cosa fosse quella cosa lenta e noiosa.
Poi negli anni, nel mio lavoro di
ricerca personale e performativa, ho deciso di entrare nel
mondo del Feldenkrais e diven-
tare Insegnante per avere più
consapevolezza del movimento e raffinare l’osservazione
verso l’altro; questo aiuta sia
nel lavoro con i danzatori per
creare una coreografia, sia nel
momento dell’insegnamento.
Ma è stato molto più di quello
che mi aspettavo!
Ti interessava questo approccio integrato?
Sì certo, perché è utile nella
vita quanto nel lavoro di creazione coreografica.
La consapevolezza della respirazione incide sulla qualità del
movimento?
E’ bello pensare e realizzare
che tutto il corpo può respirare.
Qual è il tuo prossimo progetto?
In questo ultimo anno ho iniziato un progetto ‘Leggere nel
maldestro’ utilizzando diversi
linguaggi per indagare il concetto di asimmetria (danza, fotografia, video) e naturalmente la prima ispirazione è venuta
sempre da Moshe Feldenkrais!!
www.encanto.it
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