DANCE&CULTURE Magazine n°1/2015 | Page 48

Sono stati così difficili gli anni di Firenze? La danza a Firenze dal punto di vista politico interessava poco. Avrei potuto fare qualsiasi cosa anche con un badget più corposo e il risultato non sarebbe cambiato. Le miei programmazioni sono saltate tutte tranne uno, due spettacoli, e questo nonostante il premio come miglior spettacolo del 2008 dato a “La Bella Addormentata” di Montero e la messinscena non senza difficoltà del mio “Don Chisciotte” o di creazioni contemporanee come BBB – Bach & Break Beats di Moricone. Certo non posso paragonare le disponibilità che avevo a Dresda con quella fiorentina ma senza andare nei dettagli a Firenze l’interesse per il balletto c’era da parte del pubblico ma non da chi avrebbe dovuto averlo. Non posso rimproverare nulla al Sovrintendente Giambrone ma la priorità era l’opera. Quando poi è arrivata la nuova Sovrintendente Colombo e ho avuto modo di parlare con lei, due ore dopo ho disdetto l’appartamento. E MaggioDanza? 48 Al mio arrivo ho trovato una compagnia matura, con pochi giovani ma ho lavorato bene perché la maggior parte erano ballerini usciti dalla scuola di Polyakov, altamente professionali e arricchiti dalla frequentazione di grandi della danza come Nureyev, Fracci, Guillem. Abbiamo rappresentato balletti di tutto rispetto, apprezzati da pubblico e critica, e organizzato tournées. Purtroppo quello che ho visto e capito dopo solo un anno di permanenza è che a Firenze se la danza c’è, bene, ma se non c’è, è uguale. E anche invitando ospiti di prestigio non c’è mai stata una risposta adeguata. Essere prima maitre de ballet alla Scala e ora Professeur non ha attenuato l’amarezza fiorentina? A parte i titoli quello che faccio è dare lezioni al mattino al corpo di ballo e poi mi dedico alle prove con i Primi Ballerini e alcuni Solisti uomini. Ora stiamo preparando “Cello Suite” di Spoerli e sono contento di vedere i loro progressi. Oltre alla Scala cosa bolle in pentola? Faccio parte delle giurie di vari concorsi e collaboro con alcune scuole di danza del Nord d’Italia interessate ad arrivare a un buon livello di preparazione. Il mio ruolo è quello di supervisore del metodo e della didattica incentrati sulla programmazione professionale. Gli allievi più dotati accedono alle accademie come la Scala o l’Opera di Roma, gli altri continuano a studiare e sono indirizzati verso le compagnie di contemporaneo. L’idea è quella di far nascere una rete di scuole che porti avanti lo stesso tipo di insegnamento e lo stesso programma basato sul metodo Vaganova, che conosco meglio. In Russia è più tornato? Certo a trovare mia madre. Poi sono stato di recente in Kazakistan con il Corpo di Ballo della Scala. Nel futuro cosa c’è... Progetti a lunga scadenza non si fanno più, me compreso. Sono tempi abbastanza bui ma