Sono stati così difficili gli anni di
Firenze?
La danza a Firenze dal punto di
vista politico interessava poco.
Avrei potuto fare qualsiasi cosa
anche con un badget più corposo e il risultato non sarebbe
cambiato. Le miei programmazioni sono saltate tutte tranne
uno, due spettacoli, e questo
nonostante il premio come miglior spettacolo del 2008 dato
a “La Bella Addormentata” di
Montero e la messinscena non
senza difficoltà del mio “Don
Chisciotte” o di creazioni contemporanee come BBB – Bach
& Break Beats di Moricone.
Certo non posso paragonare le disponibilità che avevo a
Dresda con quella fiorentina
ma senza andare nei dettagli
a Firenze l’interesse per il balletto c’era da parte del pubblico
ma non da chi avrebbe dovuto averlo. Non posso rimproverare nulla al Sovrintendente
Giambrone ma la priorità era
l’opera. Quando poi è arrivata
la nuova Sovrintendente Colombo e ho avuto modo di parlare con lei, due ore dopo ho
disdetto l’appartamento.
E MaggioDanza?
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Al mio arrivo ho trovato una
compagnia matura, con pochi
giovani ma ho lavorato bene
perché la maggior parte erano ballerini usciti dalla scuola di
Polyakov, altamente professionali e arricchiti dalla frequentazione di grandi della danza
come Nureyev, Fracci, Guillem.
Abbiamo rappresentato balletti di tutto rispetto, apprezzati da
pubblico e critica, e organizzato tournées.
Purtroppo quello che ho visto
e capito dopo solo un anno
di permanenza è che a Firenze se la danza c’è, bene, ma
se non c’è, è uguale. E anche
invitando ospiti di prestigio non
c’è mai stata una risposta adeguata.
Essere prima maitre de ballet
alla Scala e ora Professeur non
ha attenuato l’amarezza fiorentina?
A parte i titoli quello che faccio è dare lezioni al mattino al
corpo di ballo e poi mi dedico
alle prove con i Primi Ballerini e
alcuni Solisti uomini. Ora stiamo
preparando “Cello Suite” di
Spoerli e sono contento di vedere i loro progressi.
Oltre alla Scala cosa bolle in
pentola?
Faccio parte delle giurie di vari
concorsi e collaboro con alcune scuole di danza del Nord
d’Italia interessate ad arrivare
a un buon livello di preparazione. Il mio ruolo è quello di supervisore del metodo e della
didattica incentrati sulla programmazione
professionale.
Gli allievi più dotati accedono
alle accademie come la Scala o l’Opera di Roma, gli altri
continuano a studiare e sono
indirizzati verso le compagnie
di contemporaneo.
L’idea è quella di far nascere una rete di scuole che porti
avanti lo stesso tipo di insegnamento e lo stesso programma
basato sul metodo Vaganova,
che conosco meglio.
In Russia è più tornato?
Certo a trovare mia madre. Poi
sono stato di recente in Kazakistan con il Corpo di Ballo della
Scala.
Nel futuro cosa c’è...
Progetti a lunga scadenza non
si fanno più, me compreso.
Sono tempi abbastanza bui ma