Cosa ha portato
EDITORIALE
in dono alla Danza italiana
U
Babbo Natale?
Una bella nuova domanda
Ministeriale, la
cui unica novità è la tanto
agognata
triennalità. Ad
una più attenta lettura però,
si scopre che
la riforma non
è poi così allettante: ogni anno si è chiamati
a reinserire nelle griglie predisposte dal Ministero dati che
si trasformeranno in coefficenti atti a determinare le somme
da elargire.
Sono decisamente troppi i numeri e le percentuali a guisa
di paletti posti a determinare
l’ottenimento o meno di una
sovvenzione, quasi a deresponsabilizzare chi al MIBACT
dovrebbe individuare chi tra
i richiedenti merita di ottenere il contributo. E’ sicuramente
più semplice attribuire ad un
sistema numerico la responsabilità di far sopravvivere il più
forte. Ma un progetto artistico
può essere delegato a un sistema prettamente numerico?
Lo spettacolo, l’arte in generale, necessita di logiche con
valutazioni che in sé hanno un
rischio basato su una progettualità modulare che non può
essere troppo imbrigliata.
La triennalità dovrebbe dare la
tranquillità di un contributo certo, naturalmente giustificato e
rendicontato. Solo al termine
del triennio però, si dovrebbero tirare le somme del lavoro
svolto e rivalutare i soggetti per
un eventuale aumento o diminuzione di contribuzione, se
non addirittura per il suo azzeramento.
Certo, è giusto che ogni anno
compagnie, circuiti e festival si-
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ano chiamati a presentare un
consuntivo dal quale si evinca
come e in che maniera siano
stati spesi i soldi pubblici e quali siano stati i risultati in termini
di date e pubblico. Se, però, si
vuole aiutare il settore, sarebbe necessario anche creare
una condizione di maggiore
serenità per un periodo più
lungo, al termine del quale dover dimostrare di aver portato
a buon fine gli obiettivi che il
Ministero fa bene a pretendere. Sino a quando gli stanziamenti culturali saranno legati
al FUS che è legato al bilancio
annuale dello Stato di quale
triennalità vogliamo parlare?
Monica Ratti
In questo periodo dell’anno,
chiunque chiami, non troverai
nemmeno un operatore del
settore disposto a darti ascolto: sono tutti impegnati, disperatamente occupati a compilare le famigerate griglie delle
domande Ministeriali.
Chi si confronta con le Istituzioni pubbliche sa bene che
in Italia non è possibile sapere il giorno prima cosa si può
fare il giorno dopo e gli operatori, compresi quelli che dipendono anche dai contributi
regionali e comunali dai quali
enti non riescono ad ottenere
risposte certe, sono costretti a
lavorare di fantasia nella progettazione e pianificazione a
lunga scadenza che la compilazione gli impone.
Prendiamo, ad esempio, anche solo i bandi del Comune di Roma o di Zetema, che
escono con tempistiche ai
limiti dei confini della realtà,
ovvero nemmeno una ventina
di giorni prima della scadenza
per la presentazione della domanda, con graduatorie in linea dopo un mese e partenza
dei progetti a sole poche settimane di distanza.
Quale potranno mai essere i
risultati in qualità organizzativa, preparazione professionale
e riscontro di pubblico per un
prodotto organizzato al volo e
per di più senza un’adeguata
tempistica di promozione?
Neanche il tempo di chiedere
il patrocinio di un qualsivoglia
Ministero. Per quello del Ministero dei Beni Culturali ci vogliono quattro mesi e per averlo a
volte bisognerebbe richiederlo,
in via ‘eventuale’ prima della
partecipazione al Bando, hai
visto mai...