DANCE&CULTURE Magazine n°1/2015 | Page 39

suonano le batterie, le persone smettono di lavorare, si accodano e diventano manifestazioni di dieci mila persone. Rio è cara come Londra ma c’è gente che muore di fame. Casa e lavoro: una piccola azienda domestica costituita da quattro figli tra gli otto e i tredici anni, come si gestisce una famiglia rispetto a una società come la sua Balich Worldwide Shows? M’imputano di avere lo stesso tono di ufficio anche a casa. In realtà nasco come una persona molto disordinata e volitiva ma adesso, nel lavoro, sono molto ordinato e organizzato. Questo l’ho tradotto anche nella gestione della vita; utilizzo excel con tutte le attività dei figli, perché quattro figli vuol dire il martedì uno zaino per la palestra, per il nuoto, per la scherma, corso di ceramica, poi c’è l’oculista, il dentista. Questa azienda famigliare(familiare) è fatta da me e Francesca, la mamma dei miei figli, due persone fisse in casa e una specie di Mary Poppins che segue i compiti e fa il cambio dei guardaroba. Trova molte ispirazioni quando gioca con i suoi ragazzi, per esempio nel lancio della 500 ha inserito la barzelletta degli elefanti e il gioco con una pallina che espande il suo volume, ha ispirato un effetto speciale dell’Albero della vita. In questo lei è un po’ mozartiano, emer- ge il suo lato bambino, come riesce, in un mondo dove spesso prevale la logica del denaro, a mantenere vivo quest’aspetto fanciullesco? Non nasco né come regista né come art director ma sono sempre stato molto curioso, quando sento qualcosa che m’interessa lo focalizzo e cerco di assorbirlo. Questo è quello che mi ha sempre spinto a spostarmi in vari ambiti: video clip, programmi televisivi, medi e grandi eventi. Con lo stesso approccio adolescenziale osservo tutto quello che mi circonda nel mondo dello spettacolo. Cerco di ricordarmi ciò che mi stupiva da bambino e questo mi porta a essere molto semplice e per certe cose mol- 39