DANCE&CULTURE Magazine n°1/2015 | Page 23

Passando ai tuoi lavori, come nasce Joseph_kids? È la versione per bambini del mio assolo Joseph. Joseph_kids è lo spettacolo interpretato da Michele Di Stefano (Leone d’Argento per la Danza, Biennale di Venezia 2014), un incontro straordinario. Anche in questo caso si voleva sfatare il cliché che crede che la danza contemporanea non sia accessibile ai bambini. Salvo qualche piccola modifica, abbiamo tenuto la struttura dell’assolo quasi uguale a quella per adulti. Questo è interessante perché secondo me è possibile oggi anche ripensare a questi spettatori come qualcosa di diverso rispetto a quello che c’è stato fino ad ora. Will you still love me Tomorrow? titolo della tua famosa trilogia Folk-s, Untitled, e Aurora – cosa rappresenta? Un’intuizione, venuta prima ancora della creazione di Folk-s. E adesso che vedo gli spettacoli finiti, continuo a sentire risuonare questa domanda. Sono lavori sulla coerenza, sulla presenza, sulla continuità, sulla costanza: quindi il titolo è stata un’intuizione inspiegabile, ma adesso mi sembra particolarmente azzeccato. Nella trilogia porti in scena discipline che non ti erano note in precedenza: dove nasce l’intuizione? L’intuizione è un mistero. Per Untitled è nata una sera mentre guardavo uno spettacolo dove c’erano due giocolieri che eseguivano un numero sempre più difficile. E per la prima volta ho visto questa pratica non solo dal punto di vista dell’intrattenimento ma anche dell’impegno, della concentrazione, della costanza, della fatica, del sacrificio, della meditazione. Per Folk-s l’intuizione è nata un giorno mentre guardavo l’immagine di un cantante americano, Rufus Wainwright, e nella terza di copertina c’era questo suo bellissimo ritratto fatto da Sam Taylor-Wood dove lui indossava appunto l’abito tirolese. Questi momenti creano un cortocircuito per cui se nei giorni successivi continui a ripensare a quell’immagine o a quello che hai visto, vale la pena di costruirci un progetto intorno. Ph. Andrea Macchia Porti in teatro discipline che non nascono per quel contesto ma che hanno insito il concetto di performance (danza tirolese per Folk-s, giocoleria per Untitled, goalball per Aurora). Come costruisci uno spettacolo? Sono consapevole che quando faccio un lavoro quello che vedo io - che per me è molto emozionante, vibrante, sensibile - non tutti lo vedranno con i miei stessi occhi. Io cerco di coreografare l’evento in base all’esigenza del mio occhio e del mio orecchio e cerco di essere onesto con me stesso. Come coreografo, come artista che organizza un’azione nel tempo e nello spazio, le mie regole sono queste: dilatare 23