Coop Politiche Sociali - Coop e Scuola In bocca al lupo | Page 75

LA PUBBLICITÀ E I COMPORTAMENTI ALIMENTARI DEI RAGAZZI blema, la vedono come qualcosa che colpisce “i figli degli altri” e non i propri. In particolare, interrogati specificatamente su come affrontare il problema dell’obesità, i consumatori in Europa hanno espresso punti di vista abbastanza coerenti. Oltre i tre quarti (78%) si è dichiarato a favore dei prodotti in cui le etichette indicano ciò che è meglio per il consumatore; il 77% si è dichiarato favorevole all’offerta di scelte nutritive nei distributori automatici posizionati nelle scuole; il 74% è a favore di una limitazione delle azioni di marketing relative a cibo e bevande per i bambini mentre il 66% ha preferito scegliere di vietare qualunque azione di marketing, nelle scuole, alle società del comparto alimentare e delle bevande. In Francia il Ministro della Scuola, con una circolare di inizio 2004, vieta la merenda a cominciare dalle scuole materne, definendola dannosa e causa dell’obesità infantile. Una Legge dell’Agosto 2004 prevede la soppressione in ogni scuola dei distributori automatici di alimenti e bevande per sostituirli con punti vendita di frutta o di bibite naturali. Nel 2005 è stata presentata una proposta di legge per combattere “l’epidemia dell’obesità” tra i giovani, che prevede l’interdizione della pubblicità di certi alimenti e una segnalazione sull’etichetta dei prodotti che favoriscono l’obesità. (Da: “Scelte del consumatore” - maggio 2005) In Inghilterra proseguono le iniziative istituzionali contro l’obesità infantile. L’ultima vede cooperare l’ Istituto Britannico per la Salute e la BBC. I medici hanno elaborato le immagini di due bambini di 10 e 8 anni, all’età di 40 anni, con un’alimentazione errata: hanno fatto vedere realmente, in tutti i suoi devastanti effetti di bruttezza, a parte le complicazioni sanitarie, come essi sono destinati a diventare, continuando a mangiare merendine e patate fritte. La BBC vuole realizzare un programma educativo dedicato alle famiglie e intitolato: “Così stiamo uccidendo i nostri figli” da www.obiettivominori.it - della Regione Piemonte. Il Ministero della Salute nel “Piano Nazionale della Prevenzione 2005-2007” invita, quindi, le Regioni a favorire nelle scuole, la disponibilità di scelte alimentari nutrizionalmente corrette, con attenzione all’introito energetico, attraverso interventi che prevedano una maggiore attenzione alla distribuzione di spuntini a base di frutta o verdure fresche. I giovani, infatti, sembrano spesso prediligere alimenti industriali confezionati, magari di più pratico utilizzo e ben promossi da sofisticare strategie pubblicitarie. Nello stesso tempo però sono sensibili all’aspetto fisico “In linea” e a orientamenti culturali innovativi ed alternativi dimostrando discreta attenzione alla propria salute. L’iniziativa pilota prevede dunque di proporre nelle scuole superiori un’ alternativa alle solite merende, e di coinvolgere scuole, ragazzi, insegnanti, distributori in un comune intento di scelta consapevole di fuori pasto sani e gustosi a base di frutta e verdura. Tutto ciò potrà avere un effetto positivo soltanto se la comunicazione dei prodotti alimentari subirà anche in Italia un radicale cambiamento. Negli Stati Uniti è stato dimostrato in modo inequivocabile la correlazione tra la pubblicità rivolta ai più piccoli e le loro scelte (poco) dietetiche.20 L’Institute of Medicine (Iom), responsabile di questa analisi, ha lanciato un’accusa precisa alle industrie alimentari, le quali con il loro marketing poco etico “intenzionalmente si rivolgono a bambini troppo piccoli per distinguere la pubblicità dal vero, inducendoli a mangiare cibi spazzatura poveri di nutrienti ma elevati in calorie (e molto redditizi)”. L’idea che alcune modalità spregiudicate di marketing aumentino il rischio di obesità nei bambini, conclude lo studio, “non è da rigettare”. Secondo l’Iom, già a due anni la maggior parte dei bambini è in grado di riconoscere un prodotto al supermarket e di chiederlo insistentemente ai propri genitori. Per questo le industrie alimentari, i cui ma ggiori introiti derivano da cibi poco salutari come snack, 75