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La merenda Ma vediamo qualche etichetta tra le più complesse, a partire da quella della carne bovina qui accanto. Alcune informazioni sono obbligatorie, altre facoltative. Tra le prime c’è il luogo di nascita e di allevamento dell’animale, oltre a quello di macellazione e sezionamento. Questi ultimi sono identificabili da un numero. Un altro numero identifica il singolo animale o il lotto e il logo di chi ha etichettato la carne. Possono esserci anche una serie di informazioni volontarie ma molto utili: la tipologia dell’animale, cioè la razza, i metodi utilizzati per l’allevamento, il taglio anatomico, il peso, le modalità di conservazione e la data di scadenza. Non è molto dissimile l’etichetta delle carni avicole (pollo e affini). Come vedete c’è la sigla del Paese (IT oppure Italia) con il numero dell’allevamento, quello dello stabilimento di macellazione e la data o il numero del lotto di macellazione. Le carni importate dovranno essere dichiarate in etichetta, così come la data di arrivo nel nostro Paese. Tra le informazioni facoltative il produttore può dichiarare il metodo di allevamento, il tipo di mangime usato (per esempio non OGM) e le modalità di conservazione. L’origine della materia prima, con tanto di sigla del Paese di provenienza, stabilimento di macellazione e sezionamento delle carni, data di preparazione e numero di lotto, deve essere riportata anche su prodotti a base di carne di volatili, come würstel, arrosto di tacchino, patè, ecc. Ma vediamo ora le informazioni che devono essere riportate sulle uova. Le uova possono essere di categoria A, o fresche, destinate al consumo umano, oppure B, destinate ad uso industriale. Ci sono poi quelle EXTRA, che non devono avere più di 7 giorni dalla data di imballaggio o 9 da quella di deposizione. Oltre quella data diventano di categoria A. Ma vediamo l’etichetta nel dettaglio. Bisogna ammettere che l’etichetta delle uova, costituita da un lungo codice numerico impresso sul guscio (ma anche sull’imballaggio), non è certo di facile lettura. Eppure, sapendole leggere, ci sono tutte le informazioni che servono. Il primo numero è il tipo di allevamento (0 indica allevamento biologico, 1 all’aperto, 2 a terra, 3 in gabbia), seguito dal codice del Paese di produzione (IT sta ovviamente per Italia), i tre numeri successivi e la sigla indicano il comune e la provincia dell’allevamento, gli ultimi tre numeri identificano l’allevamento di deposizione. Sulla confezione possono poi esserci una serie di altre informazioni relative alla grandezza delle uova che si misura come gli abiti, da XL (grandissime, minimo 73 grammi) via via fino a S (piccole, meno di 53 grammi), passando per L (grandi, minimo 63 grammi) ed M (medie, minimo 53 grammi), alla scadenza, alla modalità di conservazione. Nel caso di uova vendute sfuse un cartello dovrà riportare il codice del produttore. I prodotti ortofrutticoli, infine, danno o dovrebbero dare, considerato il diffuso mancato rispetto delle norme, sostanzialmente 4 informazioni relative alla varietà, all’origine, alla categoria e al calibro. Per esempio: prodotto Arance, varietà Tarocco, origine Cat