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5 Dorothy era contenta, si rizzò in punta di piedi e colse una delle più mature scatole merenda; poi si sedette per terra e l’aprì tutta assorta nella sua operazione. Vi trovò dentro, ben avvolte in carta bianca, fette di pane con la marmellata, una fetta di torta, un cetriolo, una fetta di formaggio fresco e una mela. Ogni cosa aveva uno stelo a sé, così che bisognava spiccarla dall’interno della scatola, ma Dorothy trovò tutto ugualmente delizioso e non si sentì soddisfatta finché non ebbe consumata tutta la merenda fino all’ultima briciola…” (18) L’etichetta, questa sconosciuta Uno strumento che può aiutarci nella “ricerca” dell’appropriatezza nutrizionale è imparare a leggere e, quindi, utilizzare al meglio l’etichetta. Già, ma come interpretare tutti quei caratteri piccolissimi? Si dice che l’etichetta sia un po' la carta d’identità di un prodotto, ma allora non dovrebbe essere almeno un pochino più chiara e completa? Cerchiamo comunque di barcamenarci tra le informazioni che troviamo sui prodotti, partendo appunto dall’etichetta. Come deve essere? Innanzitutto chiara e veritiera, ben leggibile, comprensibile, scritta con caratteri indelebili e in italiano. Ci deve esse re la denominazione di vendita, cioè la categoria dell’alimento (pasta, passata di pomodoro, ecc.), e gli ingredienti in ordine decrescente di quantità. Questa informazione è molto importante perché fornisce anche un primo indizio sulla qualità del prodotto. Per esempio, per una carne in scatola la qualità sarà profondamente diversa se leggiamo “carne, gelatina, ecc.” invece che “gelatina, carne, ecc.” (o in una marmellata “pesche, zucchero, ecc.” invece di “zucchero, pesche, ecc.”). In etichetta deve ovviamente esserci il peso netto (in alcuni casi, come nei prodotti immersi in un liquido, deve esserci il peso sgocciolato), il nome e il marchio del produttore, la sede dello stabilimento di produzione o di confezionamento. Un’altra informazione molto importante è quella della data: sulle confezioni potete trovare due diverse diciture in funzione delle caratteristiche del prodotto. Su tutti i prodotti freschi troverete “da consumare entro”, che è un’indicazione tassativa: oltre quella data il prodotto si deteriora. “Da consumare preferibilmente entro”, invece, che trovate su prodotti secchi, come pasta o biscotti, è un suggerimento: entro quella data il prodotto ha ancora caratteristiche sensoriali ottimali, dopo quel limite potrebbe essere meno buono ma non diventa certo tossico. Sui prodotti che si conservano meno di tre mesi, inoltre, la legge prevede che sia specificato giorno, mese e anno di scadenza; solo il mese e l’anno vanno, invece, riportati per i prodotti che durano fino a 18 mesi; è, infine, sufficiente riportare solo l’anno di scadenza per quei prodotti che possono essere conservati per un tempo superiore ai 18 mesi. A queste regole non devono sottostare una serie di alimenti, come frutta e verdura fresche, vini e aceti, sale e zucchero, caramelle e gomme, il pane e la pasticceria fresca. Sull’etichetta possono poi comparire indicazioni facoltative ma utili al consumatore: le modalità di conservazione e/o utilizzo di un prodotto (per esempio, conservare in frigo alla temperatura di 5 gradi); la data di confezionamento e, infine, importantissima, la tabella nutrizionale. Le etichette dei prodotti freschi Nel nostro Paese molte etichette sono nate a seguito di allarmi alimentari, come la “mucca pazza” o la paura per l’aviaria, che hanno provocato crolli dei consumi e di fiducia da parte dei consumatori. Molti produttori, però, avevano già capito che etichettare nel modo più completo un proprio alimento di qualità alla lunga sarebbe stato conveniente. In momenti di panico, seppure ingiustificato, un’etichetta completa serve certamente anche a rassicurare. E non è un caso che la tendenza sia quella di rendere i prodotti sempre più “tracciati”, sempre più facilmente identificabili. 53