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3 Le biblioteche sono granai… Una vera educazione, che non sia solo formazione, ha bisogno di storie lette, di biblioteche funzionanti e di tanti libri. Solo così, per la scrittrice Bianca Pitzorno, i libri “i bambini se li godono molto più di quanto non si godano il gelato o il cartone animato”. Secondo il pedagogista Franco Frabboni, la letteratura per l’infanzia può avere spazio nella ricostruzione delle conoscenze, per costruire punti di vista personali, per leggere e capire la realtà. Può essere un sentiero che conduce al pensiero pluralista e a un’etica di solidarietà, contro i rischi dell’omologazione e di conoscenze troppo uniformi. Dunque, “quando la letteratura in classe c’è, ma è legata all’acquisizione di saperi, alla memorizzazione, distruggiamo il piacere di leggere, il mondo della fantasia, dell’incanto, del sogno, della straordinarietà”. Allora, come antidoto, leggiamoci il famoso manifesto della libertà di lettura di uno scrittore molto amato dai ragazzi, Daniel Pennac. Oppure, il decalogo di Emy Beseghi sotto riportato. Un decalogo sul perché la letteratura per l’i nfanzia deve entrare nella scuola primaria 1. È uno specchio dell’identità in cui bambini e ragazzi si riflettono: ascoltando e leggendo storie, comprendono di non essere soli, che altri hanno vissuto le stesse ansie, paure, speranze. Attraverso i libri si impara a conoscersi e ad affrontare la realtà. 2. È un sentiero di conoscenza, un primo passo verso il vasto mondo della lettura e dei libri dove le memorie del passato si intrecciano con i fili del presente e gli orizzonti possibili del futuro. 3. È uno scrigno dei sogni dove si ripropongono fantasie, inquietudini e curiosità, a cui attingere per esplorare i piccoli e grandi enigmi della realtà attraverso chiavi interpretative vicine al punto di vista dei bambini. 4. È un dizionario dei segni nel quale vengono riuniti emblemi, tracce e simboli preziosi, necessari ad accogliere le domande continue, spontanee e precoci sugli infiniti “perché” della vita. 5. È una mappa del mondo che, come tutte le carte geografiche, mostra le infinite strade per cogliere i diversi aspetti della realtà attraverso il potente filtro dello sguardo bambino. 6. È una lanterna per i sentimenti: le trame e i personaggi che consegna al lettore offrono paradigmi per orientarsi nel mondo e un’arma per evitare gli omologanti condizionamenti della moda, della pubblicità, delle facili soluzioni. Del resto Heinrich Heine disse una volta: “Da ragazzo tanto lessi che non ebbi più paura di nulla.” 7. È un crocevia di sguardi che offre percorsi trasversali tra le varie discipline (dalla storia alle scienze, dall’arte alla matematica alla multiculturalità) rendendole vive, pulsanti e significative attraverso narrazioni mai banali e fini a se stesse. 8. È una nave corsara che assalta le consuetudini, sovverte stereotipi e pregiudizi, rapendo e trasportando il lettore verso mari sconosciuti, alla ricerca di isole lontane dai soliti itinerari. 9. È un terzo occhio, uno straordinario strumento di educazione all’immagine volto a offrire al giovane lettore - attraverso la maestria artistica di tanti libri illustrati - occasioni di scoperta e di apprendimento diventando sempre più un vivace laboratorio multimediale. 10. È una sorgente di storie che fa sgorgare nuove trame e nuovi personaggi, capaci di stimolare i bambini a “giocare” con i linguaggi, a inventare sempre nuovi racconti. No, i compiti no! Ma la lettura, a scuola, non deve essere strumentale, tecnica e nozionistica, basata sulle scorciatoie degli eserciziari. Forse i ragazzi leggono più volentieri che in passato, ma non ovunque e in modo continuativo. Ecco perché la scuola deve potenziare i suoi strumenti di consapevolezza culturale rispetto all’uso 31