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Io, il tempo e i consumi In passato si era principalmente produttori e lavoratori, nella società attuale siamo soprattutto consumatori. Oggi i consumi condizionano la crescita degli individui, creano bisogni spesso falsi, e questa cosa è particolarmente vera per bambine e bambini, ragazze e ragazzi. Dal terzo Rapporto Nazionale sulla Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Eurispes e Telefono Azzurro), emerge che la globalizzazione dei mercati mondiali ci spinge a un grande cambiamento. Di fronte a tali trasformazioni - forse irreversibili - dobbiamo chiederci se la tutela degli interessi dell’infanzia e dell’adolescenza sia garantita o se debba venire a patti con le esigenze del mercato e del sistema economico globalizzato. Anche il ruolo dei mezzi di comunicazione di massa è importante, sia nella fruizione, sia nella rappresentazione mediatica dell’infanzia stessa. Secondo alcuni studiosi è in corso “un’accelerazione dei ritmi di crescita del minore, in parte prodotta dall’impatto dei mezzi di comunicazione di massa e delle nuove tecnologie dell’informazione sui meccanismi dello sviluppo cognitivo” e sicuramente genitori e insegnanti ne hanno una percezione ancora più diretta. Nel novembre 2005, Consumers’ forum e Movimento Difesa del Cittadino hanno presentato “Baby Consumers - I° Rapporto nazionale su consumi e minori”, dove per la prima volta sono stati analizzati i comportamenti di 2.735 ragazzi tra gli 8 e i 14 anni nei confronti della tv e della pubblicità legata all’alimentazione. I risultati, abbastanza prevedibili, hanno confermato i legami tra tv, spot e scelte fatte dai ragazzi, le preferenze, le correlazioni tra vissuto quotidiano, immagine di sé e messaggi mediatici. Tv & spot Il Rapporto indica che bambini e ragazzi guardano la tv per almeno due ore al giorno, soli o con fratello o sorella; solo il 18,5% la vede in compagnia di un adulto. Per quanto riguarda la pubblicità, solo il 9,1% del campione ha dichiarato di non cambiare mai canale quando ci sono gli spot; la maggior parte lo cambia sempre (48,2%); il 42,7% lo cambia raramente. Due ragazzi su tre sono consapevoli del fatto che la pubblicità serve a convincere (lor