Confluenze Magazine Nt. 17 | Page 154

Fu un susseguirsi di opifici che vennero costruiti in prossimità di fiumi e torrenti, per avere a disposizione l’unica energia che allora si era in grado di sfruttare, l’acqua, appunto. Fiorirono e si moltiplicarono dall’inizio della civiltà industriale nel territorio biellese (in un centinaio di anni) innumerevoli stabilimenti; numerose industrie di piccola e media dimensione. Si costruirono fabbriche a ridosso degli alvei dei torrenti per avere a portata di mano l’unica facile ed economica energia disponibile a quel tempo. Per sottolineare ancora di più l’importanza dello sfruttamento di questo elemento naturale, anche nel linguaggio comune del luogo si era diffuso il tipico e caratteristico modo di dire “dai acqua!”, prima di accendere, avviare nelle fabbriche le macchine per la tessitura. A differenza di molte aree produttive dove la parte “alta” dei fiumi era stata poco industrializzata, il comparto biellese per il suo continuo fabbisogno di acqua, fu costretto a 154 Confluenze far sorgere le proprie fabbriche anche in località di media montagna. Ma ogni cosa ha il suo tempo ed ora che la crisi ha prodotto nell’industria tessile biellese la sua recessione maggiore (i lanifici oramai si possono contare sulla punta delle dita di due mani), rimangono solamente stabilimenti vuoti che il tempo continua inesorabilmente a demolire, cattedrali che invece nel deserto, sono nelle vicinanze dei torrenti. Ma questi fabbisogni, questo calo di lavoro inducono la gente a pensare in un modo diverso, cercando di sfruttare in un modo diverso le naturali risorse del territorio e il “turismo” comincia a dare i suoi primi frutti. Anche il Biellese inizia a valorizzare questa realtà ed in questa ottica è nata la riserva di pesca Alta Valle Cervo, sorta per la volontà di alcuni comuni che hanno compreso la necessità di realizzare qualche attrattiva che possa convincere la gente a frequentare ed alimentare l’economia di questo territorio.