Fu un susseguirsi di opifici che vennero
costruiti in prossimità di fiumi e torrenti, per
avere a disposizione l’unica energia che allora
si era in grado di sfruttare, l’acqua, appunto.
Fiorirono e si moltiplicarono dall’inizio della
civiltà industriale nel territorio biellese (in un
centinaio di anni) innumerevoli stabilimenti;
numerose industrie di piccola e media dimensione. Si costruirono fabbriche a ridosso degli
alvei dei torrenti per avere a portata di mano
l’unica facile ed economica energia disponibile
a quel tempo. Per sottolineare ancora di più
l’importanza dello sfruttamento di questo
elemento naturale, anche nel linguaggio
comune del luogo si era diffuso il tipico e
caratteristico modo di dire “dai acqua!”, prima
di accendere, avviare nelle fabbriche le
macchine per la tessitura.
A differenza di molte aree produttive dove la
parte “alta” dei fiumi era stata poco industrializzata, il comparto biellese per il suo
continuo fabbisogno di acqua, fu costretto a
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far sorgere le proprie fabbriche anche in
località di media montagna.
Ma ogni cosa ha il suo tempo ed ora che la
crisi ha prodotto nell’industria tessile biellese
la sua recessione maggiore (i lanifici oramai si
possono contare sulla punta delle dita di due
mani), rimangono solamente stabilimenti vuoti
che il tempo continua inesorabilmente a
demolire, cattedrali che invece nel deserto,
sono nelle vicinanze dei torrenti.
Ma questi fabbisogni, questo calo di lavoro
inducono la gente a pensare in un modo
diverso, cercando di sfruttare in un modo
diverso le naturali risorse del territorio e il
“turismo” comincia a dare i suoi primi frutti.
Anche il Biellese inizia a valorizzare questa
realtà ed in questa ottica è nata la riserva di
pesca Alta Valle Cervo, sorta per la volontà
di alcuni comuni che hanno compreso la
necessità di realizzare qualche attrattiva che
possa convincere la gente a frequentare ed
alimentare l’economia di questo territorio.