Confluenze Magazine Nt. 17 Numero 22 2017 | Page 114

nel corso del ventesimo secolo , si sono perse quando i pescatori , per comodità , hanno iniziato ad utilizzare quello che è ora il metodo attuale che prevede una canna dai due ai cinque metri con anelli e un mulinello montato con nylon in grado di lanciare un finale con cinque mosche . Tra la prima e la seconda mosca vi è una sfera in plastica detta boya o buldó che può essere riempita a piacere di acqua a seconda di quanto il pescatore decide di far affondare le mosche sotto la superficie dell ’ acqua . Anche a Leon , buona parte della tecnica originaria è andata persa come è accaduto in molte parti d ’ Italia dove , nell ’ arco di pochi decenni , si sono irrimediabilmente perse , forse per sempre , numerose tecniche di pesca tradizionali con la mosca artificiale . Non è stato così invece per le mosche che a Leon hanno una tradizione secolare dimostrata dall ’ esistenza di manoscritti che ne descrivono le ricette di costruzione già dal 1624 ; il più famoso è sicuramente il “ Manoscritto di Astorga ”; un eccezionale documento che dimostra quanto era raffinata già nel medioevo , la tecnica di costruzione di mosche artificiali che prevedeva l ’ uso delle famose piume dei galli pardo e indio di Leon . Gallo Pardo e Gallo Indio de Leon costituiscono il primo caso documentato di animali selezionati allo scopo di ottenere innumerevoli varietà di piume adatte alla costruzione di mosche artificiali . José Luis García González ha dedicato moltissimi anni allo studio di questo manoscritto e ha risolto l ’ enigma che fino ad oggi impediva di comprendere come assemblare le
36 mosche racchiuse fra le sue pagine . Non solo le ha le ha ricostruite , ma ne ha descritto i particolari nel magnifico libro “ Pluma , Seda y Acero ”. Queste antiche mosche sono senza dubbio un vero capolavoro e la passione di José Luis ci permette oggi di apprezzare quanto fosse raffinata la tecnica di montaggio e la conoscenza degli insetti nella tradizione spagnola della pesca a mosca già quattrocento e più anni fa . Dopo aver spedito la lenza in crine richiesta ho ricevuto in cambio alcune stupende mosche tradizionali in seta e piume di gallo di Leon e lo scambio è andato avanti fino a quando Alfredo è venuto a trovarci in Valsesia per approfondire la conoscenza reciproca che è sfociata in seguito in un invito ad andarlo a trovare in Spagna per suggellare la nostra amicizia e stringere ufficialmente un gemellaggio con i pescatori a mosca Valsesiana . Io e Arturo Pugno siamo partiti nel Giugno seguente per andare a Leon dove ci aspettavano i pescatori spagnoli che intendevano apprendere le conoscenze andate perdute come ad esempio la costruzione della lenza in crine , fortunatamente in Valsesia la tradizione è ancora perfettamente intatta e sono state conservate le nozioni che in Spagna sono riportate solo negli antichi manoscritti ma che sono difficili da comprendere per un pescatore di oggi che deve , in un certo senso , “ ripartire da zero ”. Quando ci siamo seduti e abbiamo aperto i nostri portafogli da pesca e le loro scatole con i fili di montaggio , abbiamo trovato gli stessi colori e le stesse sete e
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