Confluenze Magazine Nt. 17 12 Anno 2 2014 | Page 38

Nonostante l’acqua, sulla linea di pesca, sia profonda poco più di un metro, la corrente è molto veloce e mi costringe a cambiare coda due volte. Alla fine, trovo un assetto accettabile utilizzando un corto e superaffondante BigBoy della Rio da 650 grains, al quale collego direttamente il finale in nylon (0,45 mm nella sezione terminale). Peschiamo a diverse distanze e con tecniche diverse, ma purtroppo non c’è risalita e nelle prime due ore allamiamo solo alcuni Pink. Decido di insistere su una linea a circa 24/25 metri di distanza. Lanciando in double spey, proprio di fronte a me e ribaltando immediatamente a monte, riesco a trovare una splendida azione di pesca, in quello che io definisco l’ultimo quadrante (sostanzialmente gli ultimi 45 gradi prima della deriva finale). Se pesco con attenzione, riesco a passare immediatamente al di la un grosso masso sommerso che potrebbe facilmente dare riposo a pesci in risalita. A volte però, tutte le teorie vengono vanificate, perché questi pesci sono davvero imprevedibili: lancio ancora, lievemente a monte, ribalto e non faccio neppure in tempo a seguire la coda nella sua discesa verso il fondo, quando una violenta abboccata mi sveglia dal mio torpore! Una posizione strana e sorpren-