Comunicare l'Archeologia. Metodo ed esperienze. | Page 23
Cap. 5
IL CASO DELL'ETRUSCOLOGIA
Caterina Pisu
I viaggiatori inglesi del XIX secolo e dei primi
decenni del XX, furono i primi reporter del
mondo etrusco. Sebbene già nel '700, la moda
aristocratica del Grand Tour avesse portato gli
inglesi colti ad intraprendere lunghi viaggi nei
paesi del Mediterraneo, culla della civiltà
classica, per approfondire le proprie
conoscenze nel campo della storia e dell'arte,
l'Etruria fu scoperta soprattutto nel secolo
successivo, con i primi rinvenimenti delle
grandi necropoli di Vulci, Tarquinia e
Cerveteri.
E' in questo periodo che George Dennis, in
viaggio con il disegnatore Samuel James
Ainsley, scrive Cities and Cemeteries of Etruria
(Città e necropoli d'Etruria), considerato un
capolavoro soprattutto per il suo valore
documentario unico, data la quantità di
notizie preziose su quel lembo d'Italia di inizio
Ottocento.
Dennis visitò tutti i principali siti etruschi ed
anche quelli minori, compiendo un
lunghissimo viaggio nel 1842 e poi ancora tra
il 1844 e il 1847. Come un vero reporter più
che come un romanziere, sebbene alla sua
opera si riconoscano anche pregi letterari,
raccolse una mole incredibile di appunti sul
paesaggio dell'epoca e sulle rovine antiche in
esso disseminate, accuratamente disegnate
dall'amico Ainsley.
Dennis ebbe il merito di essere il primo
“divulgatore” della civiltà etrusca, soprattutto
fra i lettori inglesi; prima di lui, infatti, la civiltà
etrusca era quasi completamente ignorata
nella sua patria. Ottanta anni dopo Dennis, è
la volta di D. H. Lawrence, autore di Etruscan
Places (Paesi etruschi), che visitò l'Etruria nel
1927. La sua descrizione del viaggio è, a tratti,
molto gustosa e divertente, soprattutto nel
tratteggio del pittoresco carattere dei
“maremmani” dell'epoca, forse non ancora
del tutto scomparso ancora ai nostri giorni. Il
suo stile, talvolta permeato di romanticismo,
può essere accostato a quello di un certo
giornalismo letterario, molto vicino alla
poesia, ben rappresentato, per esempio, dal
polacco Ryszard Kapuscinski e dai toscani
Curzio Malaparte e Tiziano Terziani.
Forse, però, è in questo preciso momento che,
seguendo la definizione di Massimo Pallottino
(Scienza e poesia alla scoperta dell'Etruria,
Introduzione di M. Pallottino a “Paesi
Etruschi” di D. H. Lawrence, p. 12), nascono
“...una Etruria degli studiosi e una Etruria dei
letterati le cui tradizioni corrono per due vie
divergenti e, in certo senso, incomunicabili:
quella della ricerca obiettiva e quella della
intuizione poetica”.
Dopo queste premesse letterarie, infatti, che
pure, come debitamente ribadito, hanno
avuto indubbi pregi documentari, il pubblico
non specialista si è in qualche modo
affezionato