Comunicare l'Archeologia. Metodo ed esperienze. | Page 18
L'arrivo del ciclone Indiana Jones, negli anni
Ottanta, ha peggiorato una situazione già
critica, poiché ha incrementato il diffondersi
di un'archeologia fantascientifica che, agli
occhi della gente si è andata via via a sostituire
a quella ufficiale. Invece di interrogarsi sul
perché di tanto successo di questi personaggi
fantasiosi, o anziché opporre al più celebre
“collega” del momento storie di archeologi
reali, le cui imprese non sono certo meno
avventurose e affascinanti, il mondo
scientifico per anni ha sprecato le sue energie
a combatterlo e a prenderne le distanze,
rifugiandosi in un castello di incomunicabilità
col mondo esterno e rinnegando lo spirito
d’avventura che, invece, in fondo è una
caratteristica anche della ricerca scientifica.
Così, oggi, la comunicazione archeologica è
nelle mani di giornalisti e divulgatori che,
seppur bravi, raramente provengono da
questo mondo e capita alle volte che
eccedano con i toni enfatici o sensazionalistici,
che creino misteri anche laddove non ce ne
sono, oppure che semplifichino in maniera
fuorviante gli argomenti. Basti pensare a certi
titoli come “Trovato il Lupercale dove la lupa
allattò Romolo e Remo” (La Stampa
20.11.2007), che hanno giocato sull’equivoco
di far passare come vera l’antica leggenda.
di informazioni fondamentali per la
costruzione della propria identità storicoculturale.
Compito dell'archeologo-comunicatore sarà
trasmettere correttamente le notizie, senza
perdere di vista la sostanza dei fatti, il rigore
scientifico e la precisione delle informazioni;
mantenere