Comunicare l'Archeologia. Metodo ed esperienze. | Page 15
e di recepire correttamente il messaggio. La
terza fase è quella dell'accettazione o meno (a
seguito della comprensione) delle tesi
sostenute nel messaggio. Questo schema si
basa sulle cinque parti in cui si articola il
messaggio secondo la retorica classica:
inventio, dispositio, elocutio, memoria, actio
(v. E. Cheli, Gli effetti psicosociali dei media:
persuasione,
coltivazione,
emozione,
formazione dell'identità, in “Le comunicazioni
di massa”, a cura di Paolo Mancini e Rolando
Marini, Roma 2007, p.81).
L'inventio sta a significare la scelta degli
argomenti o la loro ideazione, alla base
dell'informazione da trasmettere; la dispositio
è l'ordine in cui tali argomenti vengono
esposti; l'elocutio è la corretta formulazione
verbale delle argomentazioni, e qui, come già
ribadito, ritorna la necessità di usare un
linguaggio scientificamente corretto ma
semplice e comprensibile; la memoria è la
capacità dell'oratore di ricordare il suo
discorso; infine l'actio riguarda il modo in cui
il messaggio viene comunicato, per esempio
l'espressività usata nel dire determinate frasi.
Nel caso specifico della divulgazione
archeologica, l'actio può essere identificata
anche con tutto ciò che accompagna
l'informazione per renderla più comprensibile
e aumentare il grado di attenzione dei
destinatari, per esempio immagini, filmati,
ecc. L'immagine stessa, tuttavia, è di per sé un
linguaggio e, così come la parola, possiede
una sua grammatica e una sua sintassi. Le
singole immagini, infatti, possono essere
costruite (grammatica) e poi messe in
relazione tra loro (sintassi) (v. Pier Cesare
Rivoltella e Chiara Marazzi, Le professioni
della Media Education, Roma 2001, p. 54).
In ogni processo di comunicazione, sia che si
tratti di un testo scritto sia di un'immagine, il
ricevente, prima di assumere il messaggio,
dovrà decodificarlo, ovvero dovrà cercare di
comprenderne il significato attingendo alle
sue conoscenze, alle sue esperienze cognitive
e alla sua sensibilità. Regola fondamentale per
una
comunicazione
efficace
è
il
coinvolgimento non solo della dimensione
logica ma anche della dimensione affettiva
(piacere, curiosità) del ricevente.
Per quanto riguarda l'uso di un linguaggio
comprensibile, una proposta interessante è
stata avanzata da Andrea Zifferero per
l’ambito museale (Zifferero A., La
comunicazione nei musei e nei parchi: aspetti
metodologici e orientamenti attuali, in “Musei
e parchi archeologici”, a cura di R. Francovich
e A. Zifferero, Firenze 2005): riguarda, infatti,
la preparazione dei testi dei pannelli
esplicativi dei musei e si basa sul DAIC
(Dizionario Avanzato dell'Italiano corrente),
curato da T. De Mauro.
Il DAIC raccoglie circa 20.000 voci della lingua
italiana suddivise in:
- parole fondamentali. Costituiscono il 95%
delle parole presenti nei testi della scuola
dell'obbligo.
-
parole di uso frequente.
parole strategiche, quelle indispensabili
per riferirsi alle cose o alle azioni di uso
quotidiano.
- parole chiave, utili per orientarsi nella vita
sociale e per una maggiore padronanza della
letteratura, della storia, della geografia e di
altri linguaggi specifici.
-
parole di uso comune.
Utilizzando il DAIC come piattaforma
linguistica, secondo Zifferero si potrebbe
cercare di individuare un target che raccolga
più ampie fasce di utenza, riconducibili al
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