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CITY LIFE MAGAZINE N.38
a proposta di legge (AC 52, Daga) del
M5S si propone di tornare alla gestio-
ne diretta ai Comuni affermando nelle
premesse che à “il sistema ha fallito e che le
politiche di privatizzazione hanno prodotto il
disastro”. Nello specifico si tratta:
1. del ritorno al principio di “unitarietà” della
gestione, in luogo dell’“unicità”, all’interno di
bacini idrografici;
2. dell’adesione facoltativa alla gestione uni-
taria del servizio idrico integrato per i Co-
muni con popolazione fino a 5mila abitanti
situati in territori di comunità montane o di
unioni di comuni;
3. del restringimento degli affidamenti, con-
sentiti in ambiti territoriali non superiori alle
province o alle città metropolitane.
Un approfondito studio realizzato da REF
pone le questioni critiche della proposta
di legge che prevede la trasformazione
delle società di capitali in aziende speciali
ovvero in enti di diritto pubblico. Grande
sollevazione è in corso da parte delle at-
tuali aziende che gestiscono il servizio e
che affermano come l’azienda speciale sia
sottoposta a vincoli che non si conciliano
con le esigenze di flessibilità della gestione
di un servizio industriale e con la snellezza
operativa delle società di capitali, rispetto
al modello organizzativo pubblico tradizio-
nale. Il tema è discusso da anni (vedi refe-
rendum).
La proposta di legge chiede il ritorno delle
competenze in materia di regolazione al Mi-
nistero dell’ambiente. Così era sino al 2011,
ovvero prima del mandato conferito a una
autorità indipendente, l’Autorità per l’ener-
gia, le reti e l’ambiente, ARERA.
La storia del settore è molto lunga e piena
di criticità.
Sul tema dell’acqua, infatti, molti provve-
dimenti si sono succeduti in un percorso
impegnativo, ricco di contraddizioni e an-
che di sviluppo. È utile un breve remake:
la legge galli 36/1994, nel 1996, il metodo
normalizzato Price Cap, poi Coviri, a segui-
re la legge 152/2006, l’Autorità d’ambito (e
regionale); dal 2010 manovra Salva Italia, il
ruolo AEEG per l’acqua, il nuovo mecca-
nismo tariffario; nel 2013 il Metodo Tariffa-
rio Idrico MTI, il superamento della logica
transitoria del MTT; il secondo periodo re-
golatorio, l’avvio di molti procedimenti, la
diffida a 200 gestori per l’insufficienza dei
dati trasmessi, la nascita dell’Osservatorio
permanente, l’AEEG alla guida di Wareg, i
documenti di consultazione, poi le nuove
scommesse su MTI-2 664, le Convenzio-
ni e la Carta dei servizi Qualità 655, Quali-
tà tecnica 917. E ora la proposta di legge
AC 52. Insieme allo sviluppo dunque pro-
seguono anche le contraddizioni. Bisogna
parlarne molto. È in gioco il futuro dell’ac-
qua, i suoi investimenti, le tariffe, la gestio-
ne. Non è questione che riguarda solo gli
addetti ai lavori.
Chi si oppone a questa rivoluzione ora af-
ferma che la proposta di legge AC 52 prefi-
gura un ritorno al passato: gestioni dirette o
tramite enti di diritto pubblico, competenze
regolatorie al Ministero dell’Ambiente, finan-
ziamento del servizio tramite fiscalità ge-
nerale. 7 miliardi all’anno gli oneri derivanti
dalle disposizioni previste, cui si aggiungono
altri 16 miliardi una tantum. Una situazione
economica e delle finanze pubbliche diver-
sa da quella degli anni ’80. “Quella stagione
storica appare oggi non ripetibile e a tratti
persino non auspicabile”. Si cita sempre da
REF.