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CITY LIFE MAGAZINE N.35
Competenze digitali da colmare
ferta, particolarmente accentuato per i gio-
vani appena usciti dai percorsi formativi: il
paradosso è che le aziende che si dicono
pronte ad assumere fanno spesso fatica a
trovare i giusti profili professionali.
Oggi la domanda di lavoro si sta trasfor-
mando a grande velocità e le abilità richieste
sono sempre più articolate e complesse. Da
qui la necessità di diffondere a tutti i livel-
li una cultura più aperta e competente nel
digitale e nel sapere scientifico, di potenzia-
re la formazione specialistica e tecnica, e di
rafforzare le soft skill (creatività, manageriali-
tà, capacità di risolvere problemi in contesti
tecnologicamente complessi).
Ciò comporta una revisione dei percorsi
educativi a ogni livello e con particolare ri-
guardo alla formazione terziaria professiona-
lizzante, dove l’Italia sconta un ritardo molto
significativo, per non parlare dell’esigenza
di potenziare le politiche attive del lavoro,
la formazione continua, il training on the job
e di costruire meccanismi di certificazione
delle competenze per rafforzare la posizio-
ne del lavoratore in un mercato sempre più
dinamico.
Un’altra criticità riguarda l’allocazione non
ottimale delle competenze: il rapporto evi-
denzia che l’Italia è il Paese tra i G7 con il più
elevato utilizzo di persone altamente qualifi-
cate in attività di routine. Ciò vuol dire che
anche laddove le competenze ci sono, non
sono utilizzate in maniera ottimale.
Nell’immediato è particolarmente urgen-
te valorizzare la formazione che si svolge
in azienda. Le aziende italiane, soprattutto
piccole e medie, dovrebbero attivare stra-
tegie adeguate ad accogliere e accompa-
gnare il cambiamento. Se infatti all’interno
delle aziende ormai si investe in tecnologie
dell’Industria 4.0, anche grazie agli incenti-
vi, è richiesto ai dipendenti e collaboratori di
acquisire nuove competenze.
Le imprese italiane si stanno muovendo per
sviluppare al proprio interno, tra i propri lavo-
ratori, una cultura digitale, ma per il momen-
to si tratta ancora di interventi di formazione
non sistematici e non sufficienti per affronta-
re le nuove sfide che, per accelerare il cam-
biamento, richiederebbero investimenti più