È
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noto come l’industria 4.0 sia una tra-
sformazione generale del processo
produttivo, una trasformazione che
comporta una rivisitazione profonda del
mondo del lavoro. È altrettanto noto come
la rivoluzione digitale sia capace di creare e,
allo stesso tempo, distruggere occupazione.
Già oggi infatti l’espansione dell’utilizzo di
nuovi strumenti interconnessi e di dispositivi
digitali sta ponendo importanti sfide al mon-
do del lavoro e ai lavoratori. Basti ricordare
un dato: le dieci professioni oggi più richie-
ste dal mercato fino a dieci anni fa non esi-
stevano.
Nella grande riallocazione internazionale del
lavoro, l’occupazione crescerà nei paesi che
hanno investito nelle competenze digitali e si
ridurrà in quelli che non le hanno acquisite
in maniera adeguata ad affrontare la trasfor-
mazione del tessuto produttivo.
In Italia ci sono profondi gap da colmare:
solo il 29% della forza lavoro possiede eleva-
te competenze digitali, contro una media Ue
del 37%. Un divario che rischia di aumentare
ulteriormente considerando la bassa parte-
cipazione di lavoratori a corsi di formazione
(8,3%) rispetto alla media europea (10,8%)
e a benchmark quali la Francia (18,8%) e la
Svezia (29,6%).
Interessanti spunti di riflessione emergono dal-
la lettura del rapporto Ocse per una Skills Stra-
tegy italiana, presentato a Roma a fine 2017.
Lo studio identifica i punti di forza e le critici-
tà del nostro sistema, in un contesto globale
caratterizzato da profonde e rapide trasfor-
mazioni, e contribuisce a delineare una stra-
tegia nazionale multidimensionale e sistemica
basata sulle competenze, in cui la qualità del
capitale umano rappresenta un fattore chiave
di sviluppo competitivo per il nostro Paese.
Uno dei problemi evidenziati nel rapporto
Ocse relativamente al mercato del lavoro in
Ita lia, è il disallineamento tra domanda e of-