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CITY LIFE MAGAZINE N.35
Lo studio del NIST (U.S. National Institute
of Standard & Technology) del 2004 rivela
come l’informazione prodotta in una de-
terminata fase del ciclo di vita di un edifi-
cio subisca un sostanziale deperimento nel
passaggio alla successiva per l’incapacità
di trasmettere i dati elaborati con modalità
funzionali ad una efficace ed efficiente inter-
pretazione da parte dei nuovi destinatari. La
stessa informazione deve pertanto essere
replicata più volte, con un aggravio dei costi
che grava prevalentemente sul conduttore
dell’immobile.
La creazione di elementi costruttivi a partire
da cataloghi di produttori o librerie di proget-
to studiate ad hoc è di per se impegnativa,
ma non quanto possa essere la restituzione
di modelli BIM di complessi edilizi esistenti,
dove le informazioni sono in primis da reperi-
re (mediante indagini documentali e saggi sul
campo) e successivamente da inserire cor-
rettamente nei modelli digitali. La conoscen-
za del patrimonio architettonico difatti richie-
de molti sforzi per investigare tutte le possibili
fonti d’informazione che saranno ospitate
dentro un modello HBIM. Inoltre, gli applica-
tivi di BIM authoring, sempre più complessi e
completi, richiedono un alto livello di specia-
lizzazione da parte dell’utente, il quale deve
avere un approccio da progettista e non più
da mero disegnatore (Garagnani, 2015).
Ulteriormente grazie all’H-BIM è possibile
programmare una gestione di lungo perio-
do dell’edificio pianificando gli interventi di
manutenzione (dell’immobile, degli impianti,
ecc.), avendo un prospetto del costo di cia-
scuno. Infine è possibile simulare il compor-
tamento dell’edificio relativamente ad aspet-
ti strutturali, consumi energetici, di sicurezza
anticendio, ecc.
Villa Strozzi