City Life Magazine 34 | Page 29

SMART CITY E SMART LAND L’articolo illustra la metodologia dell’overlay mapping, poi ripercorre velocemente l’evo- luzione degli strumenti GIS fino a illustrarne i limiti attuali. Infine si descrivono i due esempi di utilizzo che si stanno testando all’interno del progetto B.h.EN.E.F.I.T. Negli anni Sessanta l’architetto paesaggista Ian L. Mc Harg, impegnato a studiare il modo migliore per progettare nuove autostrade nuocendo il meno possibile alla conservazio- ne del patrimonio naturale e della biodiversi- tà, mise a punto un’analisi di idoneità tramite una tecnica di sovrapposizione di mappature tematiche che denominò “overlay mapping”. Il metodo consiste nell’identificare i valori (sto- rici, idrologici, panoramici, ricreativi, residen- ziali, faunistici, forestali, istituzionali) dell’area interessata e redigere per ciascuno una car- ta, su supporto trasparente, in tonalità di gri- gio che rappresentino il grado di importanza di ogni area in relazione al costo sociale in oggetto. Più scuro è il tono del retino, più alto è il costo (economico, sociale, ambientale) in quell’area. Sovrapponendo le diverse carte si ottiene un elaborato che contiene tutti i co- sti sociali e che consente di vedere dove nel territorio alcuni fenomeni si concentrano. Nel caso applicativo di Mc Harg, emerge dove il tracciato dell’autostrada avrebbe provocato maggiori danno e quali valori avrebbe distrut- to (campiture più scure = maggior costo so- ciale) e dove sarebbe invece stato possibile arrecare il minor danno (colori più chiari = mi- nor costo sociale). La metodologia di “map layering” di Mc Harg permette di misurare, mappare, monitorare e modellare il territorio. In quegli stessi anni, in Nord America pia- nificatori e informatici stavano indagando le possibilità di utilizzare gli elaboratori elet- tronici per le analisi geografiche. Le due ini- ziative principali, cui si attribuisce la nascita dei GIS, furono lo sviluppo di un software 29 commerciale negli Harvard Laboratory for Computer Graphics and Spatial Analysis e il Canada Geographic Information System. Le metodologie alla base di queste esperienze erano valide e innovative, ma le tecnologie informatiche non erano ancora pienamente in grado di supportarle. Fu solo negli anni Settanta che venne prodotto il primo vero software GIS commerciale, ODYSSEY, che introduceva il concetto di struttura topolo- gica di dati e acquisiva il concetto di overlay mapping di Ian L. Mc Harg. In Italia il GIS è arrivato negli anni Novanta (Provincia di Bologna 1994) e sta vivendo in questi anni un momento di forte sviluppo: la maggior parte dei Ministeri, delle Regioni e delle Provincie italiane sono forniti di Sistemi Informativi Territoriali e sono state implemen- tate importanti banche dati geografiche. Gli strumenti GIS sono progettati per riceve- re, immagazzinare, elaborare, analizzare, ge- stire e rappresentare dati di tipo geografico. Questi sistemi consentono di associare dati e caratteristiche ad un luogo fisico preciso (georeferenziazione) si ha così “la possibilità di integrare i risultati delle comuni operazioni su database, come interrogazioni e indagi- ni statistiche, ai benefici di visualizzazione e analisi geografica offerti da carte interattive” (Garau, 2013). In questo modo diventa pos- sibile integrare informazioni da diverse disci- pline così da supportare nelle decisioni chi è preposto al governo del territorio o ad altre attività inerenti. Il processo di overlay mapping non è esclu- sivo del GIS: anche i sistemi CAD, ad esem- pio, supportano la sovrapposizione di layer. Ciò che è tipico del GIS, e molto impor- tante nell’overlay mapping, è la capacità di generare nuovi dati come prodotto di layer esistenti. Per fare un esempio si può citare l’interessante esperienza nata dalla collabo-