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CITY LIFE MAGAZINE N.33
periodo, anche differenti se del caso. E
serve collocare le azioni dei singoli comuni
all’interno di un disegno di area vasta. Non
si può più parlare di territorio rurale, ma
di corridoi strategici in cui green economy
e smart land devono essere declinate in
chiave ambientale in rapporto allo sviluppo
economico. Dobbiamo porci l’obiettivo di
definire quale sarà lo scenario della nostra
zona al 2030. Serve darci un’idea di futuro
da qui ad allora”.
Chi ha invece insistito su un tema nuovo
nel dibattito pubblico è Roberta Pezzetti,
dell’Università degli studi dell’Insubria e di-
rettrice del centro studi Smarter.
“Oggi il dibattito sui temi economici e territo-
riali – ha sostenuto Pezzetti – si concentra sul
concetto di sviluppo lento, vale a dire sulla
capacità di un territorio di mettere assieme
sviluppo tecnologico e visione strategica di
sviluppo territoriale di lungo periodo, a par-
tire dalle vocazioni produttive dei singoli ter-
ritori. Per dotarsi di questo nuovo obiettivo
occorre creare una cabina di regia che agi-
sca secondo una doppia logica: dal basso
verso l’alto e viceversa. Che parta dall’alto,
dalle pubbliche amministrazioni, ma che si
alimenti dall’apporto del territorio e dalle sue
realtà. Un modello che deve essere condivi-
so e partecipato. Nella smart land cambia il
modo di intendere anche lo sviluppo e serve
che vi sia innovazione non solo tecnologica,
ma anche nel rapporto pubblico-privato. La
sfida competitiva parte dalla co-progettuali-
tà dei territori, su cui, di volta in volta, si ag-
gregano gli attori locali. Oggi servono ambiti
con strategie e visioni, che si sviluppino at-
traverso progettualità aggregando operato-
ri differenti di caso in caso. Solo così sarà
possibile competere e attrarre investimenti
per il sistema delle imprese e per il territorio
in cui esse operano. In sintesi, servono più
visione, una strategia di lungo termine, una
cabina di regia”.
Chi ha insistito sulla visione è stato
Antonio Ieranò, esperto di tecnologie
e cyber security.