City Life Magazine 33 | Page 48

48 P CITY LIFE MAGAZINE N.33 erché le utility si stanno, sempre con maggior impegno, occupando di smart city? La domanda non è affatto retorica. Osservando la storia – centenaria – delle utility italiane emerge come queste realtà fortemente territoriali abbiano giocato un doppio ruolo nei confronti dei soggetti che in città e sul territorio vivono e operano. Le aziende di pubblica utilità da una parte hanno contribuito a migliorare e modernizzare la vita nei centri urbani dando ai cittadini servizi come luce, gas, acqua potabile fredda e calda, dall’altra sono diventate promotrici di sviluppo e competitività dei locali sistemi imprenditoriali che di quei servizi potevano usufruire. Questo ruolo centrale nella storia delle comunità locali e dei territori (più o meno densamente urbanizzati), certamente non voluto e nemmeno conseguenza di precisi piani strategici, è continuato anche nei successivi decenni del secolo scorso. È sufficiente pensare agli anni Novanta, quando nel boom della diffusione di internet, i territori italiani si trovavano in pieno digital divide, con un reale e generalizzato accesso al web ancora molto scarso: in quel caso, in assenza di una strategia a livello nazionale sono state le utility, spesso in concerto con le amministrazioni locali, a colmare il gap esistente e a sodisfare una domanda sempre più grande. Attualmente il tema si sposta sui servizi e soprattutto sulla logica digitale che sta dietro e informa le città intelligenti. Si parla ormai di smart utility, poiché non esiste più ambito aziendale o servizio che non abbia un contatto con le nuove tecnologie. Smart metering nel caso dei contatori elettronici, elettrici, gas e presto acqua, smart lighting per l’illuminazione pubblica, smart waste per la raccolta differenziata dei rifiuti: l’innovazione tecnologica – rivoluzionaria – del digitale entra prepotentemente negli ambiti di lavoro di una utility. E di conseguenza, proprio in forza della posizione ricoperta, del loro essere a diretto contatto con la cittadinanza, le utility diventano i soggetti che danno reale consistenza alla cosiddetta smart city. Tuttavia, non bisogna confondere l’evoluzione tecnologica di una città, il suo diventare moderna e il suo normale progredire – dove soluzioni obsolete vengono soppiantate da altre più nuove e performanti – con l’essere smart. L’intelligenza non sta nell’avere semafori, lampioni, contatori evoluti ma nella capacità di trasformare questi avanzamenti tecnologici in leve abilitanti, strumenti all’interno di un progetto più ampio, complesso e di lungo periodo. Un progetto