DIGITAL UTILITY
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non si parlino potrebbe rappresentare
un freno alla lettura strategica dei dati
raccolti?
Come indirizzo nel settore in cui operiamo
stiamo cercando di acquisire dai fornitori
prodotti e sistemi che siano aperti e intero-
perabili; questa è la direzione strategica ge-
nerale che si sta tentando di perseguire an-
che se in tal senso c’è ancora molto da fare. mentazioni che vengono realizzate in cam-
po. Abbiamo ideato anche un premio per
le start up perché poniamo molta attenzione
alla ricercae al supporto alle giovani imprese
che propongono idee e progetti innovativi.
Altro settore cui teniamo particolarmente
è la collaborazione con i Politecnici, le Uni-
versità e gli istituti tecnici, anche nell’ambito
dell’alternanza scuola lavoro.
Il proliferare oggi di società di softwa-
re che vi propongono numerose e va-
rie soluzioni rappresenta senz’altro un
aspetto positivo e interessante ma che
richiede una buona capacità di selezio-
ne. In questo senso dunque le vostre
professionalità in utility 4.0 stanno pro-
babilmente cambiando. Come vi muo-
vete per affrontare in modo adeguato
questo cambiamento?
Le nostre aziende hanno evoluzioni organiz-
zative continue proprio per rispondere nel
modo migliore ai cambiamenti che il mon-
do esterno ci propone quotidianamente. Il
Gruppo di lavoro Smart Solution, ad esem-
pio, ha al suo interno diverse competenze e
per questo stiamo cercando di focalizzarci su
figure sempre più specializzate per rispon-
dere in modo adeguato alle varie esigenze.
Direi che “organizzativamente” cerchiamo
di plasmarci sulle esigenze dei nostri clienti
arricchendo costantemente il nostro patri-
monio di competenze tecniche, gestionali
che siano in grado di affrontare le continue
innovazioni e richieste che quotidianamente
si devono affrontare. Ma non solo, abbiamo
creato una Direzione “Innovazione” che ha
il compito di valutare tutte le proposte che
di continuo ci vengono fatte e supportare le
strutture operative nelle successive speri- La vostra utility copre territori con diver-
se “anime” e culture. In relazione al pro-
cesso di evoluzione e di cambiamento
del ruolo dell’utility di cui abbiamo par-
lato, riscontrate territori più pronti di al-
tri ad accogliere processi di innovazio-
ne o vi è una certa omogeneità?
Negli ambiti che conosco meglio, quelli lega-
ti all’illuminazione pubblica e ai rapporti con
la pubblica amministrazione va detto che
nei territori in cui noi siamo operativi vi è una
certa omogeneità. È chiaro che nel mondo
delle amministrazioni pubbliche quello che
oggi fa da traino è la pubblica illuminazione;
il risparmio energetico generato con l’avven-
to dei Led ha consentito alle amministrazioni
di intervenire in modo massiccio, con una
rete pubblica che verrà quindi velocemente
rinnovata a livello nazionale.
Tra contesti urbani e piccole città si ri-
scontra molta differenza nell’accoglie-
re queste novità o avete avuto risposte
inaspettate anche in realtà di dimensio-
ni ridotte?
Naturalmente le grandi città hanno progetti
ampi, di grandi proporzioni. Ciò non toglie,
tuttavia, che vi siano anche realtà medio pic-
cole decisamente avanti anche sugli aspetti
legati all’innovazione.