DIGITAL UTILITY
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Tornando a quello che state facendo
per le città nell’ottica di un ampliamen-
to sempre maggiore della sfera dei ser-
vizi offerti, oggi siete in grado di parla-
re di illuminazione, di rifiuti, di acqua e
quant’altro ma pure a rilevare e a leg-
gere dei dati attraverso sensoristica in
ottica IoT. Questo è il frutto della spinta
tecnologica che arriva dai vostri forni-
tori - che sta contribuendo a cambiare
anche il vostro tipo di professionalità - oppure è una naturale evoluzione di
un’utility in grado di fornire servizi a va-
lore aggiunto sempre più alto?
L’utility dovrebbe essere il soggetto in grado
di sintetizzare le aspettative dei propri clienti.
Se da un lato le amministrazioni comunali ci
chiedono sempre più servizi evoluti, dall’al-
tro i fornitori di tecnologia ci propongono in
modo copioso soluzioni sempre nuove e
innovative. La nostra capacità deve essere
quella di selezionare e individuare le soluzio-
ni ottimali, in grado di dare al cliente finale
un reale valore aggiunto. In quest’ottica va
detto che, nonostante la tecnologia stia pro-
gredendo molto rapidamente, non tutte le
soluzioni che ci vengono proposte sono così
performanti, anche se oggi l’ampia offerta
ti permette comunque di fare delle scelte
molto interessanti. In una recente gara vinta
nel territorio piemontese e relativa all’illumi-
nazione pubblica– dove, tra l’altro, stiamo
sperimentando, partendo dalle offerta fatta
in gara, un progetto di Smart City a 360 gra- di – abbiamo constatato che nel dialogo con
le amministrazioni, soprattutto quelle di più
piccola dimensione, le idee/aspettative non
sempre sono chiare perché spesso condi-
zionate dal fornitore di tecnologia di turno,
che propone soluzioni eccellenti, ma, maga-
ri, non così performanti rispetto alle aspetta-
tive nel momento in cui le si va a disegnare
sul territorio. Da questo punto vista l’utility
sempre più deve acquisire la consapevolez-
za di svolgere il ruolo di consulente tecnico
in primis per le amministrazioni, ma anche