City Life Magazine 33 | Page 13

INDUSTRY 4.0 Se il cuore della questione è prima di tutto culturale è possibile che i tempi per una netta definizione di un nuovo piano industriale 4.0 non siano brevis- simi. Ritiene invece che il contesto ita- liano sia maturo per una rapida evolu- zione? Penso che l’Italia potrà giocare bene le sue carte se si riuscirà a fare un po’ più siste- ma di quanto non sia accaduto in passato. La dimensione conta: nel 4.0 non possiamo ignorare questo aspetto. E da questo pun- to di vista il nostro tessuto industriale è oggi in grado di esprimere molte eccellenze, ma le imprese sono medio-piccole con risorse limitate da dedicare a un tema così globa- lizzante come quello dello smart manufac- turing. Pertanto non vedo tempi rapidi per l’Italia, semmai li intravedo più lunghi a cau- sa di questo ulteriore passaggio verso l’inte- grazione delle aziende. Nel nostro Paese, in generale, la situa- zione del tessuto industriale sembra presentare luci e ombre. Ad aspetti po- sitivi quali capacità imprenditoriale e competenze tecniche di alta qualità e a basso costo si contrappongono ele- menti critici come l’assenza di grandi player e system integrator nazionali, e competenze tecniche non sempre suffi- cienti. Qual è la sua analisi a proposito? Quando si dice che Industria 4.0 prevede un cambio di paradigma più che una rivoluzio- ne tecnologica si afferma un concetto che in Italia è ancora più vero che in altri paesi. Noi dobbiamo cambiare anche nella capacità di collaborare e di aggregarci per aumentare la dimensione media d’impresa perché pur- troppo i grandi player col tempo sono ve- 13 nuti progressivamente a mancare. Abbiamo quindi sul tavolo un doppio problema cultu- rale: la propensione delle imprese a collabo- rare e il passaggio al 4.0. Sulle competenze tecniche invece dissento in quanto a mio parere siamo spesso più bravi e preparati di altri.