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CITY LIFE MAGAZINE N.33
S
u industria 4.0 qualche esperto af-
ferma che ci si trovi ancora in una
sorta di “stato pre-paradigmatico”
in cui il futuro non va previsto ma creato.
In effetti il passaggio e l’implementazio-
ne a una pluralità di tecnologie che an-
dranno a ricombinarsi fra di loro secondo
modalità e forme non ancora prevedibili
fa pensare a un divenire ancora poco de-
finito. Cosa ne pensa?
Sono d’accordo con questo pensiero quando
riferito alle professionalità del futuro. Mi sem-
bra ancora poco chiara la traiettoria occupa-
zionale che vedrà certamente la necessità di
nuove competenze che si concretizzeranno
in nuove figure professionali, ma con modi
e tempi ancora molto incerti. Sulle tecnolo-
gie mi sembra invece che il grado di maturi-
tà raggiunto sia tale che le incognite in realtà
non siano così tante. Il processo è disruptive
dal punto di vista della filosofia applicativa più
che dal punto di vista tecnologico.
Big Data, IT, intelligenza artificiale,
cloud computing, additing manufactu-
ring, smart device… si parla di diver-
se tecnologie abilitanti che pur con-
tribuendo a rendere reale e concreta
l’idea di Industria 4.0, non riescono tut-
tavia a descriverla completamente. Si
tratta dunque di spostare il tema su un
ambito culturale che necessariamente
coinvolge, per esempio, anche i modelli
di business?
Si, certamente. Le tecnologie sono abili-
tanti, ma per lo smart manufacturing oc-
corre di più. La componente umana le-
gata alle competenze dell’Industria 4.0 è
cruciale in questo passaggio e i dati che
saranno disponibili in maniera copiosa, se
interpretati correttamente, potranno dare
l’avvio ad una serie di nuovi servizi fruibili
in modalità innovative con la definizione di
modelli di business che oggi non immagi-
niamo.