City Life Magazine 31 | Page 40

40 sullo sviluppo di nuove forme di smart working per figure professionali che attualmente non lo possono praticare (63 per cento) e sulla diffusione di una cultura basata sulla definizione di obiettivi, la responsabilizzazione sui risultati e la valutazione delle performance (63 per cento). “Tra i principali obiettivi di evoluzione dei progetti di smart working maturi c’è quello di traghettare le organizzazioni verso una cultura del lavoro meno legata al presenzialismo e più volta al risultato, una result based organization – commenta il responsabile scientifico –. Le organizzazioni che hanno progetti strutturati di smart working hanno compreso la necessità di basare il lavoro sulla valutazione del risultato e in un numero crescente di organizzazioni esistono forme di valutazione dell’andamento dei progetti. Purtroppo, esclusi i casi evoluti, il rischio è quello di fermarsi solo all’effetto moda, anche per i limiti nella cultura manageriale delle imprese nel nostro Paese”. Nelle PMI lo smart working è ancora un fenomeno emergente. Il sette per cento dichiara di avere iniziative strutturate di lavoro agile; il 15 per cento, pur non avendo iniziative strutturate, lavora di fatto informalmente in questo modo; il 3 per cento prevede di lanciare un’iniziativa entro i prossimi 12 mesi e il 12 per ceno è in generale possibilista in merito all’introduzione. Le motivazioni principali che guidano l’interesse delle piccole e medie organizzazioni verso lo smart working sono il miglioramento della produttività e della qualità del lavoro (67 per cento), del benessere organizzativo (27) e della conciliazione tra vita privata e professionale (16). Tuttavia, il 40 per cento non è interessato all’introduzione dello smart working: si tratta soprattutto di aziende che operano nei settori manifatturiero (33 per cento), costruzioni-