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spazi di coworking).
Rispetto alla media dei lavoratori gli
smart worker sono più soddisfatti del
proprio lavoro: soltanto l’un per cento
si ritiene insoddisfatto (contro il 17
degli altri lavoratori), il 50 per cento è
pienamente soddisfatto delle modalità
di organizzazione del proprio lavoro (22
per gli altri), il 34 per cento ha un buon
rapporto con i colleghi e con il capo
(16 per gli altri). Inoltre, gli smart worker
ritengono di avere una padronanza più
adeguata di competenze soft relazionali e
comportamentali legate al digitale (digital
soft skills), che consentono alle persone di
utilizzare efficacemente i nuovi strumenti
digitali per migliorare produttività e qualità
delle attività lavorative. In particolare,
gli smart worker hanno una superiore
capacità di collaborare efficacemente in
team virtuali esercitando una leadership:
solo l’un per cento ritiene di non avere
sviluppato in maniera soddisfacente
questo tipo di skill, a fronte del 27 degli
altri lavoratori.
I benefici dello smart working
Miglioramento della produttività, riduzione
dell’assenteismo e abbattimento dei costi
per gli spazi fisici sono i principali benefici
ottenibili dall’introduzione dello smart
working nelle aziende. L’Osservatorio
stima l’incremento di produttività per
un lavoratore derivante dall’adozione
di un modello maturo di lavoro agile
dell’ordine del 15 per cento. Proiettando
l’impatto a livello complessivo di sistema
Paese – considerando che sulla base
della tipologia di attività che svolgono
i lavoratori che potrebbero fare smart
working sono almeno cinque milioni e che
attualmente gli smart worker sono 305mila
– l’effetto dell’incremento della produttività
media del lavoro in Italia – ipotizzando che
la pervasività del fenomeno possa arrivare
al 70 per cento dei lavoratori – si può
stimare intorno ai 13,7 miliardi di euro.
I vantaggi per i lavoratori si misurano