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nche in Italia lo smart working
rappresenta un fenomeno in rapida
crescita. Sono infatti 305mila i
lavoratori cosiddetti agili, vale a dire
i lavoratori che godono di autonomia nella
scelta delle modalità di lavoro in termini di
luogo, orario e strumenti utilizzati: il 14 per
cento in più rispetto all’anno precedente.
A crescere è anche l’adozione dello smart
working tra le grandi imprese: il 36 per cento
ha già lanciato progetti strutturati, mentre
una su due ha avviato o sta per avviare
un progetto. Ma le iniziative che hanno
portato a un ripensamento complessivo
dell’organizzazione del lavoro sono ancora
limitate e riguardano circa il 9 per cento delle
grandi aziende.
L’interesse verso il lavoro agile cresce anche
tra le piccole medie imprese, sebbene a
prevalere siano gli approcci informali: il 22
per cento ha progetti di smart working,
ma di queste solo il sette per cento lo ha
fatto con iniziative strutturate; un altro sette
per cento di piccole e medie imprese non
conosce il fenomeno e ben il 40 per cento
si dichiara non interessato, in particolare per
la limitata applicabilità nella propria realtà
aziendale.
Nella pubblica amministrazione solo il
cinque per cento degli enti ha attivi progetti
strutturati e un altro quattro per cento
pratica il lavoro agile informalmente. Ma a
fronte di una limitata applicazione c’è un
notevole fermento, con il 48 per cento degli
intervistati ritiene l’approccio interessante,
un ulteriore otto per cento ha già pianificato
iniziative per il prossimo anno e solo il 12 per
cento afferma di non essere interessato.