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bustibile che si ottiene sia
dalle acque di scarto,
dagli scarti di biomasse di
origine agricola (che si rin-
novano nel tempo e che
nel loro ciclo di vita hanno
incorporato il carbonio
presente nell’atmosfera)
e dalla frazione organica
dei rifiuti soldi urbani della
raccolta differenziata. È
prodotto dalla digestione
anaerobica di biomasse
in grandi contenitori chia-
mati digestori, che lavo-
rano in determinate con-
dizioni di temperatura,
in assenza di ossigeno e
in presenza di particolari
batteri.
Il processo è identico
anche per le acque
reflue
che
entrano
nell’impianto di depura-
zione: una volta separate
le due fasi, quella liquida
da quella solida, i fanghi
vengono trattati all’in-
terno dei digestori dove
si forma il biogas, che al
suo interno è composto,
mediamente, dal 65% di
metano. Con le normali
tecnologie di upgrading,
il metano viene poi puri-
ficato fino ad arrivare ad
avere un gas con indici di
purezza superiori al 99%:
una volta compresso sarà
pronto per essere com-
mercializzato e immesso
nella rete.
Da ciò si capisce come il
biometano sia un carbu-
rante a chilometro zero e,
soprattutto, sostenibile, in
quanto prodotto da una
materia prima pressoché
inesauribile.
Secondo il Cib (Consorzio
italiano biogas), il biome-
tano è il carburante che
mostra maggiori margini
di crescita: l’obiettivo è
quello di arrivare a pro-
durre, entro il 2030, 8,5
miliardi di metri cubi di bio-
metano, incrementando
di una volta e mezzo la
quantità di gas natu-
rale autoprodotta dall’I-
talia. In questo modo si
andrebbe a coprire circa
un quarto del fabbisogno
annuo di tutto il territorio
nazionale.
A supporto di queste pre-
visioni ci sono altri dati
incoraggianti: l’Italia è
attualmente il secondo
produttore europeo di
biogas dopo la Germania
e si colloca al quarto posto
su scala mondiale, dopo
Cina, Germania e Stati
Uniti. Sempre secondo i
dati forniti dal Cib, circa
l’80% degli impianti in
esercizio è alimentato da
liquami zootecnici, residui
agro-industriali o colture
di integrazione, mentre la
restante quota utilizza la
frazione umida dei rifiuti
solidi urbani, i fanghi di
depurazione e il biogas
dalle discariche.
Il biometano insomma
concorre a risolvere il pro-
blema del recupero di
scarti e rifiuti in un’ottica di
economia circolare, con-
tribuendo anche a ridurre
la dipendenza energe-
tica dal petrolio: uno sce-
nario che contribuirebbe
in modo determinante al
raggiungimento
dell’o-
biettivo stabilito dalla Ue
di arrivare a utilizzare,
entro il 2020, carburanti
rinnovabili nella misura
del 10% del totale.
Gruppo Cap, infine, per
fare in modo che l’espe-
rienza del depuratore
di Bresso non rimanga
un caso isolato, intende
procedere al piano di
modernizzazione
degli
impianti per dimostrare
che la società idrica mila-
nese intende trasformare
gradualmente i principali
depuratori gestiti diret-
tamente in bioraffinerie,
capaci di produrre bio-
metano, fertilizzanti, ener-
gia elettrica e nutrienti
come fosforo e azoto.