SMART CITY
che puntano sui nuovi driver di sviluppo.
– commenta Gianni Dominici, Direttore di
FPA e curatore della ricerca – Il paradigma
della Smart City negli ultimi anni ha sempre
di più spostato l’accento dall’innovazione
tecnologica all’innovazione sociale, al codesign, alla gestione dei beni comuni. In
questa direzione sono andate le strategie
europee della nuova programmazione, e in
questa direzione stanno andando le politiche
locali”.
Il riflesso di questa evoluzione del concetto
di smart city e della sua traduzione nelle
politiche urbane ha portato all’introduzione
nell’ ICityRate di nuove variabili che vanno a
misurare la capacità delle città di: accogliere e
saper gestire i flussi migratori; attrarre cervelli
e talenti e generare imprese innovative;
attrarre finanziamenti europei per la ricerca
e l’innovazione; rendere disponibili i dati
pubblici; agevolare le pratiche d’uso sociale
degli spazi pubblici; attivare reti e relazioni per
la sostenibilità e la gestione delle politiche
63
smart; garantire gli adeguati livelli di sicurezza
e legalità.
Milano tiene stretta la testa della classifica e
registra un’ulteriore fuga in avanti, determinata
dall’eccellenza nelle dimensioni Economy,
People e Living. Nella dimensione Economy
il capoluogo lombardo si distanzia dalle altre
città in maniera decisa: è il luogo con il più
alto valore aggiunto pro capite, la maggiore
intensità brevettuale, la principale sede di
imprese di grandi dimensioni, e ha visto
nascere negli ultimi anni il maggior numero
di Fablab e maker space. Gli artigiani digitali
scelgono Milano, e soprattutto la città
sceglie di investire su un modello nuovo di
innovazione urbana che sposta l’asse della
strategia di sviluppo verso forme nuove di
economia collaborativa e social innovation;
un modello che si realizza attraverso la
concessione di spazi, il sostegno economico
a progetti e imprese, la creazione di reti
di innovatori e la definizione di nuove ed
articolate politiche urbane.