City Life Magazine 23 | Page 52

52 CITY LIFE MAGAZINE N.23 di Giulia Fermani Bottiglie d’acqua biodegradabile e facciate assorbi-inquinamento grazie all’alga rossa L’agar, in Giappone noto anche come kanten, è una sostanza gelatinosa di origine naturale derivata dalla lavorazione delle alghe rosse. Viene impiegato da anni in diversi settori, dall’industria dolciaria a quella farmaceutica, dove viene usato come addensante e per le sue proprietà calmanti, dimagranti, antinfiammatorie, protettive e lassative. Ma non basta, recenti studi hanno dimostrato che l’agar può sostituire addirittura la plastica. A provarlo è il progetto dello studente islandese Ari Jónsson, dell’Accademia delle Arti di Reykjavík, che ha realizzato una bottiglietta biodegradabile e, addirittura, commestibile, proprio servendosi delle alghe rosse. Le variegate potenzialità delle alghe rose hanno spinto scienziati e non a porle al centro dei propri studi. Uno di questi ha portato alla realizzazione di una bottiglietta di ecodesign interamente biodegradabile, senza traccia di petrolio al suo interno. Il progetto presentato durante il festival DesignMarch è nato, come spiega lo stesso Jónsson, dalla necessità di sostituire la plastica – di cui circa il 50% di quella prodotta viene usata soltanto una volta e poi gettata – con materiali più ecosostenibili. Nel corso della sua ricerca lo studente ha valutato punti di forza e limiti di diversi materiali fino a imbattersi nell’agar. Miscelato con acqua e riscaldato l’impasto lo ha poi versato in uno stampo che ha lasciato raffreddare in freezer fino alla solidificazione. Il risultato è stato stupefacente: una bottiglietta d’acqua perfetta ma biodegradabile, con il vantaggio che il processo di biodegradazione è quasi nullo quando questa è piena d’acqua, mentre accelera una volta svuotata. Unico neo del progetto? Dopo qualche tempo l’acqua acquisisce un vago sapore di alga. Oltre ad essere impiegata come sostituito della plastica, come biocarburante e come materiale isolante, l’alga rossa trova spazio anche nel settore dell’architettura sostenibile. In che modo, lo spiega molto bene il progetto Algae Canopy, che ipotizza la realizzazione di facciate mangia smog. Nato all’interno del macroprogetto Future Food District, che i professionisti del team dall’architetto Carlo Ratti Associati hanno avviato in occasione di l’Expo 2015 con la collaborazione di Cesare Griffa ed ecoLogicStudio, Algae Canopy svela le potenzialità dell’impiego delle microalghe nel campo dell’architettura. Si tratta di due prototipi realizzati con microalghe integrate per assorbire CO2 e produrre energia grazie alle proprietà fotosintetiche, molto più efficienti rispetto a quelle dimostrate dagli alberi, tanto da riuscire a produrre l’equivalente di ossigeno prodotto da un bosco di 4 ettari e ben 150 kg di biomassa al giorno. Queste proprietà delle alghe generano un duplice vantaggio: in termini di inquinamento, consentono di ridurne i livelli aumentando il rilascio di ossigeno nell’aria e, allo stesso tempo, di produrre energia termica per alimentare l’edificio. I due prototipi, realizzati in scala reale e