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CITY LIFE MAGAZINE N.23
di Giulia Fermani
Bottiglie d’acqua
biodegradabile e facciate
assorbi-inquinamento
grazie all’alga rossa
L’agar, in Giappone noto
anche come kanten, è
una sostanza gelatinosa
di origine naturale derivata
dalla lavorazione delle alghe
rosse. Viene impiegato
da anni in diversi settori,
dall’industria dolciaria a quella
farmaceutica, dove viene
usato come addensante e
per le sue proprietà calmanti,
dimagranti, antinfiammatorie,
protettive e lassative. Ma non
basta, recenti studi hanno
dimostrato che l’agar può
sostituire addirittura la plastica.
A provarlo è il progetto
dello studente islandese Ari
Jónsson, dell’Accademia
delle Arti di Reykjavík, che
ha realizzato una bottiglietta
biodegradabile e, addirittura,
commestibile, proprio
servendosi delle alghe rosse.
Le variegate potenzialità delle
alghe rose hanno spinto
scienziati e non a porle al
centro dei propri studi. Uno
di questi ha portato alla
realizzazione di una bottiglietta
di ecodesign interamente
biodegradabile, senza traccia
di petrolio al suo interno. Il
progetto presentato durante
il festival DesignMarch è
nato, come spiega lo stesso
Jónsson, dalla necessità di
sostituire la plastica – di cui
circa il 50% di quella prodotta
viene usata soltanto una volta
e poi gettata – con materiali
più ecosostenibili. Nel corso
della sua ricerca lo studente
ha valutato punti di forza e
limiti di diversi materiali fino a
imbattersi nell’agar. Miscelato
con acqua e riscaldato
l’impasto lo ha poi versato in
uno stampo che ha lasciato
raffreddare in freezer fino
alla solidificazione. Il risultato
è stato stupefacente: una
bottiglietta d’acqua perfetta
ma biodegradabile, con il
vantaggio che il processo
di biodegradazione è quasi
nullo quando questa è piena
d’acqua, mentre accelera
una volta svuotata. Unico neo
del progetto? Dopo qualche
tempo l’acqua acquisisce un
vago sapore di alga.
Oltre ad essere impiegata
come sostituito della plastica,
come biocarburante e come
materiale isolante, l’alga rossa
trova spazio anche nel settore
dell’architettura sostenibile.
In che modo, lo spiega molto
bene il progetto Algae Canopy,
che ipotizza la realizzazione di
facciate mangia smog. Nato
all’interno del macroprogetto
Future Food District, che
i professionisti del team
dall’architetto Carlo Ratti
Associati hanno avviato in
occasione di l’Expo 2015 con
la collaborazione di Cesare
Griffa ed ecoLogicStudio,
Algae Canopy svela le
potenzialità dell’impiego
delle microalghe nel campo
dell’architettura. Si tratta di
due prototipi realizzati con
microalghe integrate per
assorbire CO2 e produrre
energia grazie alle proprietà
fotosintetiche, molto più
efficienti rispetto a quelle
dimostrate dagli alberi,
tanto da riuscire a produrre
l’equivalente di ossigeno
prodotto da un bosco di
4 ettari e ben 150 kg di
biomassa al giorno. Queste
proprietà delle alghe generano
un duplice vantaggio: in termini
di inquinamento, consentono
di ridurne i livelli aumentando il
rilascio di ossigeno nell’aria e,
allo stesso tempo, di produrre
energia termica per alimentare
l’edificio. I due prototipi,
realizzati in scala reale e